mercoledì 18 febbraio 2009

ricordi di seconda mano


Ho letto in un’intervista questa frase: “di mio padre ho solo ricordi vaghi, perché è morto quando io avevo solo sei anni”.  
Sono parole che mi hanno turbato, non perché non mi senta bene o abbia qualche motivo speciale di dubitare della mia sopravvivenza, ma perché mi hanno fatto riflettere su quanto poco riescano ad andare indietro i miei ricordi. Il primo ricordo strutturato che ho è di quando avevo sei anni. Stavo giocando “al giornalaio” con una pila di riviste lasciati in fondo alle scale della amata casa di Santimento, quando improvvisamente arriva mio padre per annunciare che è nata Alessandra, la sorellina. E io che sento le lacrime colarmi lungo il viso per l’emozione, senza che possa trattenerle, anche se non afferro fino in fondo la dimensione della notizia. E per l’emozione, immagino, riesco a scolpire il momento nella mia memoria a lungo termine.
Ricordi precedenti forse ce ne sono, ma sono più sensazioni, odori, colori confusi che ricordi veri e propri. Mia madre che mi infila le calze, la sabbia calda di Forte dei Marmi, il verde di un prato ad Oulx, il profumo di una stalla di montagna lungo un sentiero di ciottoli, il sedile posteriore di una Fiat 500 su cui salto con mio fratello (cintura di sicurezza neanche a parlarne), una bicicletta rossa appena regalata, io che con quella bicicletta mi infilo in un fitto di alberi perché non so fermarmi. Io sulla aia assolata che imparo a pedalare senza rotelle, mio fratello che piange perché la giostra della fiera del paese ha chiuso all’ora di pranzo... 
Ora mia figlia ha sei anni. A rigore non ricorderà nulla di quello che le è successo fino ad oggi. Delle centinaia di cose che abbiamo fatto assieme: le nostre vacanze al mare ed in montagna, le passeggiate a cavallo o nello zaino, le nuotate assieme nel mare di Sardegna, le gite, la nostra auto (Isotta) e la moto (Pimpa). I film che abbiamo visto al cinema, i ristoranti, gli zoo…
Alcuni dei momenti più belli della nostra vita, che al momento si ricorda senza difficoltà, ma che ad un certo punto andranno inevitabilmente perduti. E con essi i ricordi di questo padre così presente e di questa famiglia così unita. 
La guardo e mi domando: "quando dimenticherà?" come se potesse accadere all’improvviso, quasi per rito iniziatico del crescere.
Certo, so bene che tutto quanto ha vissuto, anche se dimenticato, influenzerà per sempre la persona che diventerà, spero in meglio. Ma proprio mi dispiace che dimentichi i singoli fatti.

Per fortuna, dove non arriva la natura arriva la tecnologia. Se la nostra mente, per qualche bizzarro motivo, non ha abbastanza spazio per archiviare tutti i bei ricordi, qualcuno ha rimediato inventando uno straordinario apparecchio che registra i momenti e li rievoca a piacere. Di quale diavoleria sto parlando? Di quelle semplici telecamere digitali che vendono al centro commerciale per meno di 399 euro.
Così di sera, quando gli altri sono già a letto, scarico le immagini dalla telecamera e le metto in fila sul mio Mac, ordinandole con programmi come iMovie per realizzare film tecnicamente un po’ sotto Stanley Kubrick ma un po’ meglio di Martin Scorsese. Film che Carolina ama guardare ora ma che, credo, adorerà domani. 
Chi di noi non vorrebbe rivedere la propria vita di bambino al posto del film di Rai Uno?

1 commento:

ste ha detto...

mah, non lo so... più si invecchia più i ricordi sono come lame che ti si infiggono nel cuore... credi davvero che quando avremo settant'anni (se ci arriveremo) ci rivedremo volentieri a venti? chi è quell'uomo più giovane che mi somiglia? cosa faceva? cosa pensava?

poi anche io mi perdo tra le foto dei nonni, i video, i film in 8 mm, le foto, i quaderni delle elementari, lelettere di amore...