venerdì 30 ottobre 2009

il giorno dei morti



Il giorno dei morti ci si mette il cappotto, perché l'aria si è fatta fredda ed è arrivata la nebbia. Il giorno dei morti si guardano sulle tombe quelle foto tonde con piccoli volti in bianco e nero di un tempo che non c'è più, che sorridono lontani perché a loro niente importa più. E quando esci dal cimitero non vedi i campi perché la bruma copre anche il sole.
Mia nonna che leggeva il quotidiano solo se lo teneva disteso sul tavolo del pranzo; e leggeva praticamente solo la pagina dei morti come se fosse stata facebook per vedere se ci fosse qualcuno che conosceva. E io che me ne ridevo, perché avevo sei anni.
Reif che con i suoi occhi innocenti correva a rincorrere qualsiasi cosa gli lanciassi, completamente felice solo perché io ero li.
E il mio cappottino, che sentivo pesante perché era il primo giorno che lo mettevo.

giovedì 29 ottobre 2009

anta ++


Ci sono due date in cui non trovo molto da festeggiare: il 31 dicembre ed il compleanno. Però se le ignori del tutto poi ci resti male...

lunedì 26 ottobre 2009

NO, WE CAN'T


Chissà perché, il mio inguaribile ottimismo mi aveva spinto ancora una volta a credere che una scintilla avrebbe potuto innescare anche da noi la Rivoluzione Liberale, e che anche gli itagliani potessero cambiare. Invece niente: il Popolo di santi poeti & navigatori non si smentisce mai. Adesso da una parte abbiamo la Macchina del Potere Economico degli Amici, dall'altra quella delle Cooperative Rosse. Entrambe pronte a schiacciare ogni dissenso. Da nessuna parte spazio per il Common Man.

E dire che paradossalmente con il suo piccolo 15% Ignazio Marino sarebbe stato l'unico potenzialmente in grado di competere con PDL + Lega alle elezioni politiche. Bersanetor è l'uomo del Partito, il successore di naturale di Occhetto e d'Alema. A perdere le elezioni.

domenica 25 ottobre 2009

Basta che funzioni


Non so se chi scrive le recensioni per i film lo faccia ancora per passione o se sia solo un impiegato mercenario. Non so neppure se il film, di cui avevo letto bene, sia davvero noioso o se così mi sia parso perché Woody Allen l'ho visto troppo e l'ho amato troppo per apprezzarne questa continua ricapitolazione.
Perché Basta che Funzioni non è un film di Woody Allen, ma un film su Woody Allen. C'è anche un attore che non è lui ma che recita la sua parte, e per la sceneggiatura hanno preso tutte le sceneggiature dei film precedenti, li hanno messi in un tritadocumenti e hanno incollato quello che è venuto fuori. Ci sono le scene dei vecchi film recitate da questo finto Woody Allen, ma proprio le stesse: per esempio quella dove si sveglia urlando di notte perché ha paura di morire è identica a… era Hannah e le sue sorelle?.

Ma forse non è neanche questo: forse è che quell'insopportabile vecchio finto Woody Allen, un mostro di antipatia, non dice solo le cose che diceva Woody Allen vero. Dice anche quelle che dico io, compreso il post che ho già scritto per capodanno e che è in attesa di pubblicazione.
Vuoi dire che mi sto antipatico?


P.S. da vedere assolutamente:
Amore e Guerra (Love and Death) (1975) e anche quelli prima...
Io e Annie (Annie Hall) (1977)
Manhattan (1979)
Zelig (1983)
Broadway Danny Rose (1984)
Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters) (1985)
Harry a pezzi (Deconstructing Harry) (1997)

martedì 20 ottobre 2009

Volevo fare il regista


Da bambino avevo un rito domenicale. Dopo il pranzo di famiglia in campagna (anolini in brodo e cappone ripieno) andavo in città con mio nonno, che portava il mio stesso nome, e si andava al cinema. Non so esattamente perché mio nonno andasse al cinema, probabilmente per il piacere di stare con me, perché appena le luci si spegnevano lui chiudeva gli occhi e si addormentava. Così il film lo sceglievo io, per lui era lo stesso. All’epoca non si entrava al cinema all’inizio del film, si entrava in qualsiasi momento e lo si guardava fino a quello stesso punto. Una frase che sentivi dire nelle poltrone vicino era: “ecco, siamo entrati qua” e poi “permesso, permesso” uscivano. Ma siccome mio nonno dormiva, io non lo svegliavo e ne approfittavo per vederne un extra, una ripetizione in un’epoca in cui l’home cinema non era neppure immaginato.
In questo modo ho visto centinaia di film, forse dagli otto anni ai tredici. A quattordici ho cominciato a frequentare il cinema con gli amici, prima i film con Terence Hill e Bud Spencer, poi Laura Antonelli, Alain Delon e infine Fellini (Amarcord) e Pasolini (Il Fiore delle Mille e una notte) e Stanley Kubrick (Arancia Meccanica).
Avevo deciso che dopo il Liceo sarei andato a Roma alla Scuola di Regia, e sui banchi di scuola scrivevo una sceneggiatura: avevo letto quella dell’ “Uomo che cadde sulla terra” e la scimmiottavo con molto impegno. Franco lo ricorderà perché l’obbligai a sorbirsi il risultato finale (si vendicò con una critica severa...)
Poi mi sono iscritto a Medicina, ma la passione per il cinema non si è spenta.
Andavo a “vedere un film” e non “al cinema” tanto per andare, è diverso (magari con l’eccezione di qualche volta che sono entrato solo per baciare una ragazza) e non sono mai riuscito a restare fino in fondo se un film proprio non mi piaceva: come sanno gli amici, mi sembrava di esprimere al regista il mio dissenso uscendo dopo il primo tempo del suo film.
Con gli amici progettavamo di “rigirare” gli script di Andy Warhol senza aver mai visto gli originali, ma nessuno di noi aveva una cinepresa.
Solo in tempi (relativamente) recenti sono arrivate le telecamere, le telecamere digitali, i Macintosh, i DVD rescrivibili e la possibilità di diventare registi casalinghi, ma ormai l’illusione di poter girare un film vero era venuta meno.
Ho registrato film degli amici e dei miei viaggi, con una cura maniacale che mi prende anche mesi per montare un solo film, ed ora giro i film di e per Carolina.
Perché ve lo racconto? Per far capire che non ho scritto il post “Hollywood” per qualunquismo, ma per troppo amore. Per un cinema che non c’è più.

martedì 13 ottobre 2009

circonvallazioni e tangenziali


Circonvallazioni e tangenziali non sono sinonimi. Le circonvallazioni sono larghi viali, su cui si viaggia a cinquanta chilometri all’ora, circondate da cespugli, alberi forse, e poi piste ciclabili, intervallate da larghe rotonde fiorite. Sto pensando alle belle circonvallazioni che si vedono in Irlanda, in Inghilterra, in Germania, in Francia, qualcuna persino in Italia.
Le tangenziali sono tratti di territorio sequestrati, circondati da guard rail metallici, su cui le macchine corrono a novanta all’ora (ma spesso anche al doppio), che come Attila portano degrado a perdita d’occhio dove passano. Niente biciclette, niente cavalli, niente ciclomotori, niente carretti.
Provate a camminare sotto un viadotto: trovate degrado, sporcizia, puzza tristezza; cascine abbandonate, case di povera gente.

Circonvallazioni e tangenziali sono due modi di vedere la città, il traffico, il mondo, la vita.
Le prime appartengono a chi vorrebbe attraversare gli Appennini in moto, in bicicletta, a piedi forse.
Le seconde a chi corre da Milano a Roma con l’alta velocità, a chi fa “casello casello” da casa al mare e ritorno, a chi sorvola la “fly over zone” da New York a Los Angeles perdendosi la Route 66. A chi raddrizza le curve delle strade per andare più veloce, a chi abbatte gli alberi secolari che fanno ombra ai bordi delle strade perché sono pericolosi per gli automobilisti (avete mai visto un albero precipitarsi contro un’auto?).
Spero in un futuro con poche auto, tante stazioni ferroviarie, tanti tram e tante rotonde in fiore.

lunedì 5 ottobre 2009

Win For Life

“mamma mia! sei appena tornata a casa e sei già al computer?”

“seconde te, la signora Manzoni diceva a suo marito ‘mamma mia, Alessandro, sei già al computer?’ mentre lui scriveva i Promessi Sposi?”

Era venerdì un attimo fa, un sabato del villaggio tutto da vivere, e dopo un attimo è di nuovo lunedì, il giorno più insopportabile della settimana.
Oddio, so che la settimana sarà più breve del previsto, sarà di nuovo venerdì e ancora troppo presto lunedì. , Natale, l’ultimo dell’anno,Pasqua, ferragosto... I capelli grigi, l’artrosi, la vista più corta.
Che fregatura bruciarsi i giorni rimasti compiendo ogni giorno il lavoro usato, quasi a scontare un ergastolo per qualche crimine che non ci si ricorda di aver commesso.

Ma oggi ho avuto un’idea. A me piace, non so se a voi piace. Creiamo una fondazione. Chiamiamola, per esempio, “fondazione Blue Bottazzi”. Lo scopo della Fondazione è quello di raccogliere i fondi per pagarmi diciamo tremila euro al mese perché io possa scrivere il blog. Io aggiorno quotidianamente i miei quattro, cinque o sei blog senza essere distratto da un lavoro o da necessità mondane, e la fondazione mi fornisce di che sopravvivere. Non sono un ragazzo esoso, non indosso scarpe costose, non voglio una villa a Forte dei Marmi e non guiderei mai una Ferrari. Mi basta scrivere i miei post, fare un po’ di turismo in moto e crescere Carolina. Magari in una casetta di campagna tutta rossa. Per questa cifra vi scrivo anche un paio di libri.
Allora, si fa?

P.S.: mi hanno detto di questa nuova lotteria che fa proprio al caso mio, si chiama Win For Life perché si vince una rendita di quattromila euro mensili per la bellezza di vent'anni. Vuoi vedere che è la volta che compro il mio primo biglietto della lotteria?