lunedì 31 gennaio 2011

la parola amore


I met a girl and we ran away
I swore I'd make her happy every day
And how I made her cry
Two faces have I

ho conosciuto una ragazza e siamo scappati assieme
ho giurato di farla felice ogni giorno
e quanto l’ho fatta piangere...

La parola più equivocata di tutto il vocabolario è di certo “amore”. La usa l’innamorato per esprimere il suo sentimento alla compagna (compagno), per significarle che le vuole donare cose belle: la felicità e tutto se stesso. Ma non è vero: l’innamorato non vuole dare niente, quello che vuole è in realtà ricevere. Vuole ricevere amore, fedeltà, passione, sesso... vuole ricevere le attenzioni dell’altro, il respiro dell’altro fino a possederlo in esclusiva.
Se non riceve tutte in continuazione queste cose, o se crede di non riceverle, quello che l’innamorato effettivamente da è rabbia, litigi, frustrazione, lacrime, gelosia...
Questo non è amore. È passione, è desiderio, è una tempesta ormonale: è ghermire, accoppiarsi, inseminare, riprodursi ma non è amare.

Amore è quello che prova il genitore per il figlio. Non è un contratto, non è negoziato, non è uno scambio. Il genitore ama il figlio completamente, totalmente, con tutta la propria vita, che per lui darebbe, e solo perché esiste ed è suo figlio. Qualsiasi cosa un figlio possa fare o dire, in qualsiasi modo possa ferire o rinnegare, un genitore non può fare a meno di amarlo. Questo è dare amore.
Una madre che da la vita per il figlio è un atto di amore, un fidanzato che accoltella la fidanzata perché lei non lo vuole più non lo è.
Purtroppo non nasciamo con l'amore dentro, già pronto, ma abbiamo la necessità che qualcuno ce lo insegni. Chi non ha mai ricevuto amore non ha imparato a darne. I bambini che hanno sofferto durante l'infanzia di mancanza di amore (o peggio) sono a rischio di far soffrire a loro volta i loro figli, in una spirale maledetta (che per fortuna talvolta prevede una redenzione). I figli di coppie separate hanno più difficoltà a realizzare un matrimonio stabile che i figli di coppie felici e fedeli.

La passione passa. L’amore no.
Non voglio dire che l’uomo e la donna non si possano amare, anzi. Innanzi tutto anche la passione è un sentimento straordinario, specie se gestito da un minimo di intelligenza. Anche sentimenti instabili e rischiosi come la passione e il desiderio possono trasformarsi (non senza lavorarci su) in qualche cosa di più solido che si può definire “amore”.
Ho visto vedovi e vedove inconsolabili. Però di solito si consolano.
Ho visto cuori spezzati cristallizzati nel rimpiangere il primo amore, il Grande Amore, fino a quando magari nella vita non lo reincontrano e si sentono un po’ delusi, da quello che alla fine è solo un essere umano.
Ho visto innamorati amarsi senza limiti. E poi odiarsi senza limiti (divorziando).

L’innamoramento è una esperienza magica, il matrimonio può essere una cosa bellissima, l’amore per il prossimo è un sentimento che ci realizza, l’amore per Dio è un sentimento superiore. È bello nutrire amore per la montagna, per la musica, per la moto, per il teatro, per il cinema... ma non possiamo chiamare tutte queste cose con lo stesso nome; usiamo qualche termine più appropriato o inventiamoci qualche neologismo:
“affetto, bene, attaccamento, amicizia, tenerezza, calore, dolcezza, attenzione, cura, presenza, vicinanza, attrazione, desiderio, passione, innamoramento, predilezione, aspirazione, interesse, devozione, ardore, trasporto, adorazione, brama, carità, generosità, solidarietà, benevolenza...”

(pubblicato per la prima volta il 25 dicembre 2006)

giovedì 27 gennaio 2011

mi piace non mi piace

mi piace: semplicità, poesia quotidiana, natura, bellezza, musica, famiglia, generosità, etica, intelligenza
non mi piace: disonestà, malafede, menzogne, avidità, infedeltà (seriale), villaggi turistici, full inclusive, discoteche, cocainomani, sepolcri imbiancati, furbi

mi piace: le persone
non mi piace: la folla

mi piace: chi è allegro
non mi piace: chi si sente in dovere di essere spiritoso sempre

mi piace: chi non è imbarazzato dal silenzio
non mi piace: chi non è capace di stare in silenzio

mi piace: chi parla con il cuore , chi ragiona con il cuore
non mi piace: chi si nasconde dietro una maschera da così tanto tempo da aver perso le tracce di sé stesso, chi ragiona con lo stomaco

mi piace: le persone di talento
non mi piace: i leccaculo

mi piace: gli affabulatori
non mi piace: le barzellette

mi piace: bere bene
non mi piace: chi ordina champagne ma non lo distingue dall'ortrugo

mi piace: Stanley Kubrick, Woody Allen, Hayao Miyazaki, il cinema europeo (francese, inglese, spagnolo)
non mi piace: la TV, Steven Spielberg, Hollywood

mi piace: girare il mondo in moto, spostarmi a piedi
non mi piace: la velocità, il casello a casello

mi piace: le strade americane, le strade provinciali, i passi alpini
non mi piace: tangenziali, autostrade, guardrail

mi piace: la montagna, il silenzio, il profumo delle mucche al pascolo
non mi piace: il cemento degli impianti da sci, le tangenziali che ti portano in fretta in villeggiatura

mi piace: il mare fuori stagione, le spiagge nascoste, il mercato del pesce
non mi piace: i porti turistici

mi piace: la letteratura romantica mitteleuropea, George Simenon, Piero Chiara
non mi piace: i libri prefabbricati americani

mi piace: Beatles e Rolling Stones
non mi piace: U2

mi piace: radio libere
non mi piace: radio private

mi piace: i concerti nei club
non mi piace: il karaoke, gli stadi

mi piace: il profumo delle motociclette, il profumo della miscela
non mi piace: la puzza del diesel

mi piace: le moto bicilindriche
non mi piace: le moto giapponesi (di oggi)

mi piace: una cena intima
non mi piace: le tavolate

mi piace: un sorriso, un bacio improvviso, un abbraccio che mia figlia non riesce a trattenere
non mi piace: il broncio

mi piace: gli occhi dolci, gli occhi sinceri, le ragazze morbide
non mi piace: le vamp, le donne aggressive

mi piace: i baci lunghi, le mani nei capelli, i week-end giapponesi (quando non ti alzi dal letto per tre giorni), il cunnilingus
non mi piace: i massaggi a pagamento

mi piace: le cameriere
non mi piace: le ministre ballerine

mi piace: il peso della trapunta d'inverno
non mi piace: dormire solo

mi piace: l’eleganza del corpo
non mi piace: i gioielli

mi piace: il corpo nudo
non mi piace: lingerie

mi piace: invecchiare con la donna che amo
non mi piace: invecchiare

mi piace: i tatuaggi colorati
non mi piace: i tatuaggi tribali

mi piace: petanque, pastis
non mi piace: golf

mi piacerebbe: la pipa
non mi piace: il sigaro

mi piace: Apple
non mi piace: Apple

mi piacerebbe: lavorare scrivendo
non mi piace: lavorare sopportando la gente

martedì 18 gennaio 2011

tomorrow never knows


Dove soffierà il vento domani nessuno lo sa
dove andrà il tuo dolce sorriso domani nessuno lo sa...
(bruce springsteen)

Il tempo corre rapido, e le cose cambiano. Non dovremmo affezionarci troppo alle cose, per adattarci meglio al nuovo che avanza. Dovremmo vivere senza memoria, come gli esseri viventi più elementari, oppure crogiolarci nei ricordi che custodiamo gelosamente nello scrigno del nostro cuore? Oppure dovremmo essere un po’ cinici, come quelli che dicono che il bello è nel cambiamento, o peggio come quelli che alla felicità neanche ci puntano?
Ci sono stati momenti nella mia vita in cui ho avuto un’epifania, un istante di lucida consapevolezza della precarietà del presente; in cui ho pensato: “il presente non esiste, è un’illusione…”. Forse accade nei momenti in cui per un attimo le cose sembrano essere perfette, ma forse nemmeno.
Mi affacciavo ai trent’anni, stavo passeggiando con l’amato Reif, il mio cane lupo, in una tiepida serata di primavera. Mentre mi sembra di essere felice un lampo di consapevolezza mi attraversa la mente: “sono giovane, Reif è vivo, i miei genitori sono vivi, amo la mia fidanzata. Arriverà necessariamente il momento in cui tutto questo non sarà più vero”.
Dissolvenza al bianco. Nuova scena. Lungo Ticino, darsena del Naviglio Grande. Sono abbracciato alla donna che amo (non è la stessa di prima), guardiamo assieme il cielo che si fa rosso. È una scena bucolica: c’è un pescatore, una barchetta, i rumori della città sono lontani, attutiti. Mi appare in sottotitolo la scritta: “quanti tramonti vedrò ancora abbracciato? Cento, dieci, uno?” Se ci pensi, alla fine quante volte ti è successo in passato? Dissolvenza. Sto passeggiando in un centro città affollato ed addobbato per le feste natalizie, in mezzo ad una folla in cerca di regali; sto preparandomi per il Natale in famiglia. Improvvisamente mi domando: “e se il Natale in famiglia dovesse finire? Se mi ritrovassi da solo a viverlo in un appartamento vuoto? O in un appartamento nuovo, un'altra casa?” (evidentemente il subcosciente stava cercando di farmi interpretare segnali evidenti che preferivo ignorare).

C’è un posto dove finiscono le cose perdute?

PS: (ri)leggi anche: l'isola che non c'è...