sabato 25 maggio 2013

Capitan Uncino



La sindrome di Peter Pan è l'incapacità di crescere, di lasciarsi alle spalle la fanciullezza e crescere, accettando la responsabilità dell'età adulta, con i suoi onori ed oneri.
Definita in termini positivi, la sindrome di Peter Pan è la voglia di non crescere.

“Quale malvagia svolta nel processo evolutivo ha dato all'uomo l'aspirazione di diventare adulto?”

Epidemia dei giorni nostri, non solo fra i maschietti, di una società edonista e mammista (con i suoi tempi innaturalmente lunghi degli studi e la difficoltà di ingresso al mondo del lavoro) che ha creato in più di una generazione l'illusione di poter evitare di crescere, di realizzarsi e forse persino di morire.
C’è un aspetto della sindrome di Peter Pan, una “fase più avanzata” della malattia, comunemente non menzionata perché meno romantica.
Peter Pan è un eterno giovane. Bello, gioioso, ammirato dai suoi "ragazzi perduti" e amato dalle bambine. Egoista, anche, egocentrico e narcisista.
Ma che succede quando il bellissimo Pater Pan alla fine non è più giovane? Che si trasforma nel suo alter ego: Capitan Uncino. Il capo dei pirati, il suo nemico mortale e più odiato, perché altro non è che la sua immagine nello specchio, il suo destino e la sua nemesi. Capitan Uncino è il doppio di Peter Pan.
Cosa al mondo più teme Capitan Uncino? Il gigantesco coccodrillo, che un giorno gli assaggiò la mano e che lo insegue in ogni luogo per gustare il resto del suo corpo. Come si annuncia l'arrivo del coccodrillo? Con il ticchettio dell'orologio (che il coccodrillo ha ingoiato). Un ticchettio che avanza inesorabile a scandire il numero dei secondi che mancano alla fine della vita di Capitan Uncino. Quando l'orologio si scaricherà, Capitan Uncino non avrà più modo di sentir arrivare il coccodrillo, che alla fine lo prenderà di sorpresa.
Cosa al mondo più teme Capitan Uncino? Il ticchettio degli orologi.
Cosa al mondo più teme Capitan Uncino? Il tempo che passa.
Capitan Uncino non è bello, non è gaio, non è ammirato, non è amato. Piuttosto è temuto e per quanto possibile evitato.
Capitan Uncino è un vecchio Peter Pan divenuto patetico, perché continua a vivere prigioniero di un mondo di fantasia, condannato a ripetersi giorno dopo giorno senza crescere.

“I ragazzi perduti erano in giro a cercare Peter, i pirati erano in giro a cercare i ragazzi perduti, i pellirosse erano in giro a cercare i pirati e gli animali selvaggi erano in giro a cercare i pellirosse. Camminavano in tondo sull'isola, ma non si incontravano perché tutti andavano alla stessa velocità”

Capitan Uncino è la fase terminale della sindrome di Peter Pan.
Ma forse è anche il Peter Pan che si è lasciato crescere e che vuole tornare indietro. Peter Pan ha messo su famiglia e si è lasciato incastrare dall'impacabile meccanismo dell'orologio, del tempo che passa, il figlio che cresce, il lavoro frustrante, la moglie noiosa e forse infedele, le bollette, le tasse, l'arteriosclerosi, la pensione, la vecchiaia. Peter Pan compra una tanica di benzina, da fuoco alla casa, sale in auto e torna a cercare l'Isola che non c'è con il vestito di Capitan Uncino. Perché Capitan Uncino non è un adulto: non ha moglie e cazzeggia tutto il giorno su una nave pirata ancorata al porto di un'isola che non esiste, e ci si diverte pure un sacco. Capitan Uncino è la versione rock di Peter Pan.