lunedì 28 febbraio 2011

sesso (capitolo primo)


Questo Sesso è una cosa complicata, soprattutto per il fatto che essendoci dentro fino al collo, abbiamo una visione limitata del suo orizzonte. Possiamo descrivere con una certa obiettività il comportamento sessuale del moscerino della frutta, ma quando arriviamo al comportamento nostro è tutto un altro paio di maniche.
Premessa essenziale per parlare seriamente di Sesso è chiarire il luogo comune che vuole che all’uomo piaccia far sesso come “un animale”. Gli animali non fanno Sesso: gli animali si accoppiano al fine di riprodursi. Nel mondo animale la femmina si accoppia quando è fertile, cioè durante l’estro (e il maschio, va da sè, si adegua). Gli animali non provano attrazione fisica reciproca in periodi diversi da quello della fertilità; quando la femmina ovula percepisce l’onda ormonale ed emette segnali di qualche tipo (visivi, olfattivi…) che irresistibilmente richiamano i maschi della sua specie, con modalità del tutto differente fra animale ed animale: per esempio la gatta la da a tutti i gatti, mentre per animali rissosi come i rinoceronti è questione di chi vince la lotta a cornate fra i maschi, o per gli elefanti è un privilegio del capobranco. Badate che per il maschio l’accoppiamento è un richiamo irresistibile, che neutralizza persino all’istinto di sopravvivenza, ma è limitato a quel preciso istante. Ed in nessun caso il rapporto sessuale stesso è oggetto di fantasia o di particolare elaborazione. Si tratta di portare il seme maschile a contatto dell’ovulo femminile, sic et simpliciter.
Per gli umani è tutta un’altra storia: né la femmina né il maschio sono al corrente dell’attimo in cui la femmina è fertile, che è un momento limitato a poco più di 24 ore nell’arco del mese lunare. Diciamo, considerata anche la durata dello spermatozoo oltre che quella dell’ovulo, decisamente meno di trenta giorni in un anno solare, cioè su 365. Non solo il maschio e la femmina di uomo non sanno quando l’accoppiamento è fertile, ma nella maggior parte dei casi se lo sapessero si asterrebbero dal praticarlo proprio quel giorno...
La spiegazione del nostro singolare comportamento sessuale viene dai nostri geni, cioè, in altri termini, è stato determinato dal nostro percorso evolutivo. Ora in Italia l’”evoluzione” a scuola non si studia (si sa, da noi siamo ancora creazionisti, e mi meraviglio che sia stata accettata in linea di massima quella cosa del sole e dei pianeti) e al di fuori dei medici e forse dei biologi nessuno ha un’idea chiara di cosa l’evoluzione in effetti sia. Senza dedicare un altro post al riguardo, basterà chiarire che non c’è nulla di finalizzato nel percorso evolutivo. Non si tratta, come molti immaginano, di un percorso a forma di piramide dove una volontà superiore (madre natura?) elabora un progetto partito come ameba e che si trova ad essere perfezionato nell’essere umano, come pensavano i nazisti. Nè tanto meno l’evoluzione ha la forma opposta, ad albero e foglie, dove da una semplice forma di vita si giunge ad un massimo di differenziazione. La via evolutiva assomiglia piuttosto ad un nastro, un tapis roulant: l’evoluzione consiste semplicemente nell’adattare le forme di vita a quella che si definisce una nicchia ecologica, cioè ad uno spazio esistente in un preciso momento in un preciso ambiente. Due specie diverse non condividono la stessa nicchia ecologica. Quando succede, la meno adatta è destinata ad estinguersi, come i marsupiali in Australia all’arrivo dei mammiferi. Non c’è un disegno dietro a questo adattamento; semplicemente le specie presenti in un certo momento (anche ora, per esempio) sono i discendenti di specie che hanno avuto le caratteristiche adeguate da permettere loro generare abbastanza figli da non estinguersi.
Prolificare non è di per sè una cosa buona o cattiva. Semplicemente, per dirla alla Monsieur de La Palisse, noi siamo i figli di chi ha generato.
Per esemplificare: poniamo che si ci fossero uomini che temevano il buio ed altri che ne erano indifferenti, se non attratti. I primi non erano né meglio né peggio dei secondi, e non si sono divertiti né più né meno degli altri. Non ci sono discorsi etici al riguardo: semplicemente chi aveva paura del buio, di notte stava al riparo nelle grotte, magari protetto dalla luce dei fuochi, e perciò è stato mangiato meno dai leoni, ha avuto più possibilità di riprodursi e noi oggi siamo i discendenti di chi era intimorito ieri dal buio. O dai serpenti. O di chi faceva pazzie per avere un rapporto sessuale con un essere umano del sesso opposto.
Chiusa la parentesi evolutiva, resta da chiarire perché gli umani facciano Sesso mentre gli altri animali si limitino a riprodursi. La spiegazione sta nella complessità delle mente umana; il nostro atout evolutivo è l’intelligenza, ma l’intelligenza per svilupparsi ha bisogno di molto tempo. Diciamo che fino ai sedici anni il cucciolo d’uomo è piuttosto indifeso ed ha bisogno delle cure di una famiglia per potersi sviluppare, al contrario di altri animali dove la dipendenza dai genitori dura minuti, giorni o al massimo un anno. Una famiglia composta da un padre che insemina la madre e poi l’abbandona gravida al suo destino, ha conosciuto un successo evolutivo più scadente di quella dove un maschio andava a cacciare ed invece di tener per sè il pur scarso bottino, lo portava a casa per nutrire la femmina e la prole. Gli esseri umani di oggi sono i figli secondo tipo familiare descritto, e ne hanno ereditato i geni ed il comportamento. Dal punto di vista evolutivo era necessario che qualche cosa invogliasse però il maschio a questo comportamento, in apparenza svantaggioso in tempi brevi - e si sa che i tempi brevi hanno sempre il loro fascino, prendi ad esempio il piacere che traggono i fumatori dalla sigaretta.
In evoluzione non vengono creati software (comportamenti) ed hardware (organi) dal nulla, ma si modificano attrezzature pre-esistenti. Per esempio: la nostra mandibola, che abbiamo ereditato dai nonni rettili, è derivata dalle branchie dei pesci. A noi non servivano branchie, ma una mandibola per masticare ci faceva comodo. Allo stesso modo l’evoluzione si è inventata (per modo di dire) il Sesso, mutuandolo dall’accoppiamento sessuale.
Cos’è questo Sesso? Il desiderio irresistibile di accoppiarsi svincolato da quello di riprodursi, con tutto il teatro che ne deriva, dalle dimensioni del pene alla durata, apparentemente inutile, dell’atto. Con l’invenzione del Sesso, il maschio umano non andava più in cerca di passera disponibile di tanto in tanto, ma la cercava ogni giorno alla sua compagna. Che non gliela forniva ogni 28 giorni (meno i periodi di gravidanza ed allattamento, che in natura fanno tre anni), ma un tantino più spesso. Dal momento che, come ho spiegato sopra, non c’è un disegno né un fine dietro questi progetti ma si tratta semplicemente del frutto di innumerevoli “casi”, questa deriva del sesso dall’accoppiamento ha portato a una notevole differenziazione di comportamenti, di gusti e di preferenze nel nostro appetito sessuale. È noto che i gusti sessuali sono estremamente variegati, e ciò che piace ad uno non è quello che piace ad un altro. Ricordo di un amico che nell’adolescenza andava in cerca di film pornografici “con le mutande” (in sessuologia questo comportamento si chiama feticismo). Era l’unico fra tutti noi e nessuno scambiava cassette con lui. Nemmeno in cucina ci sono altrettanti gusti come nel caso del sesso: feticismo, esibizionismo, voyeurismo, gerontofilia, sado-masochismo, urolagnia, coprofilia... (de gustibus). In sessuologia una volta una attrazione diversa da quella della pura penetrazione era definita “spostamento dell’oggetto sessuale”. Persino il seno, lo dico per amor di tesi, avrebbe potuto essere uno spostamento rispetto all’attenzione verso i genitali (al limite). Il sesso orale non era considerato in civiltà precedenti, e quello anale è da sempre stato considerato contro natura.
Questo è tutto per quanto riguarda le basi scientifiche. Ad un prossimo post la descrizione di cosa fanno gli umani per inventarsi qualche modo di accoppiarsi. Per le domande, il Professore risponde nei commenti.

lunedì 21 febbraio 2011

l'amante di propria moglie


Non sarebbe bello essere l’amante di propria moglie? A dispetto di tutto ciò che, nelle umane stagioni dell’amore, congiura contro questa possibilità? Da adolescenti sperimentiamo il sesso ed i sentimenti. Da giovani adulti conosciamo il Primo Amore (quello che non si dimentica più) ed il Grande Amore. Infine facciamo la conoscenza di nostra moglie (o, naturalmente, di nostro marito). Matrimonio, figli, quotidianità, vacanze al mare ed ai monti, automobile familiare, il lavoro, il mutuo, cose anche apprezzabilissime ma che declinano male con la passione e l’innamoramento. Non a caso uno scrittore italiano di successo una ventina d’anni fa distingueva con decisione l’Innamoramento dall’Amore. Dei due l’Amore è più importante, più nobile, più completo, più duraturo, più grande. Però, diciamocelo, l’Innamoramento è più divertente.
Ogni padre o madre di famiglia finisce per adottare una propria strategia per coniugare matrimonio ed innamoramento. La più frequente è di ignorarlo. Ignorare una parte di sé, quella che è servita alla natura per proseguire la specie e che ora non è più di utilità. Si può sostituire con altro: la passione per la montagna, per la bicicletta, per la moto, per la musica, per la cucina... Non si spiegherebbe altrimenti perché la gente possa dedicarsi ad attività straordinariamente noiose come il gioco del golf (che non gode neppure della tradizione letteraria bucolica di alternative come il gioco delle bocce): chi giocherebbe a golf se potesse invece fare l’amore?
La famiglia senza sesso e senza passione continua a navigare, spesso con meno scossoni e per acque più tranquille. Durante la settimana si lavora, nel week-end si va di hobby, si tirano su i figli e si va al mare in Versilia. Ma poi succede che uno nella passione ci cade dentro per caso; uno sguardo, un’occasione, un corteggiamento. Un’occasione così propizia da non potersi ignorare.
Difficilmente è passione vera; è più facile che sia un surrogato, una imitazione, una proiezione di quello che è stato e che si temeva non potesse essere più. Alla fine è un gioco di ruolo. Ecco che la noia viene rotta da un appuntamento rubato, da una telefonata sopra i toni, da un sms galeotto, da un po’ di sesso vissuto con appetito. Magari persino da un fine settimana “altrove” dalla propria routine, in un altro tempo spazio che per quanto imperfetto ci da l’eco dell’emozione di essere ancora vivi, capaci di amare e soprattutto di essere amati. Anche se poi a conti fatti amore non è (quasi) mai.
Stuzzica l’idea di vivere un amore segreto per vivacizzare la routine metropolitana? Perché non essere l’amante della propria moglie? Mandare a lei, nel bel mezzo di una mattinata di noia lavorativa, un sms erotico. Incontrarsi all’intervallo di pranzo per coccolarsi. Prendere un appuntamento segreto per una cena fuori città, senza amici e senza figli. Scappare in moto al venerdì per un week-end giapponese, di quelli tutti passati a far l’amore in un letto ed uscire sì e no per nutrirsi. Spogliarsi assieme su una spiaggia per nudisti al sole del mediterraneo.
Per fare si potrebbe fare, e sarebbe anche tanto più comodo (essere l'amante della moglie propria invece di quella di un altro...).

(pubblicato la prima volta il 18 maggio 2008. Foto di Mauro Ferrari)

lunedì 14 febbraio 2011

l'infedele


(Ho pubblicato per la prima volta il post sugli innamorati il giorno di San Valentino del 2008. Mi ci sono voluti tre anni per dargli un seguito).

Ci sono animali la cui relazione amorosa dura il fugace tempo dell’accoppiamento, ed altri che al contrario si legano a formare una una famiglia che dura per la vita intera. L’homo sapiens appartiene (o apparteneva?) a questa seconda categoria: dal periodo dell’adolescenza, speso a sperimentare le relazioni verso il sesso opposto, passa attraverso l’innamoramento a cercare un partner con cui creare una famiglia, avere dei bimbi, crescerli ed infine invecchiare assieme. Nella sua applicazione pratica questo modello presenta difficoltà da subito, fin dalla fase in cui innamorandoci di una persona ci accorgiamo con stupore che lei non è innamorata di noi. Quale sia il meccanismo che fa scattare il nostro interesse emotivo ed erotico per l’altro è per noi un mistero, e forse è anche giusto che sia così; però è davvero un vero peccato che la gioia totale che proviamo imbarcandoci in una storia d’amore ci tocchi così di rado, mentre al contrario la delusione ci è dispensata a piene mani.
Trovare la persona che ci ricambi, quella che ci fa battere il cuore ed il cui cuore batte per noi, è lungo, difficile e ad alcuni non riesce mai. Perciò una volta trovato l’amore dovremmo mostrarcene grati tanto al cielo quanto al partner, ma quasi sempre non è così. Esauriti i giorni della luna di miele, della passione bruciante, dell’innamoramento, quelli in cui la voce e la vista dell’amato ci fanno sussultare, quei giorni quando non smetteremmo mai di baciarci, la relazione prende la via più tranquilla e solida dell’amore stabile e quotidiano.
È qui che entra in gioco l’infedeltà.
Certo, una persona può essere assolutamente infedele fin dall’inizio, da fidanzato, e in questa fase può esserne anche più tollerato dal partner, perché si sa che il fidanzamento comporta obblighi meno esclusivi del matrimonio. L’innamorato che scopre l’infedeltà del fidanzato è più portato al perdono, perché immagina di dover raddoppiare gli sforzi per conquistarlo, o comunque perché si lascia cullare dall’eterna illusione di vederlo cambiare in futuro.
Read my lips: tanto prima tanto meglio! Ringraziate il cielo di aver scoperto che amate un’infedele e lasciatelo all’istatnte, ora che siete in tempo, perché delle due l’una: o non vi ama o è un’infedele seriale. Non solo non cambierà ma potete essere certi che vi rovinerà la vita.
Il grosso danno l’infedeltà lo provoca quando si manifesta all’interno del matrimonio. Si dicono molte cose negative sul matrimonio, del tipo che è la tomba dell’amore o che è una prigione, un inferno rosa (© Mogol) ma in realtà sposare la persona giusta è una cosa meravigliosa. Passati i giorni della caccia sotto il vento e la pioggia, in questo mondo avaro di felicità, due persone che si amano (più i loro figli) possono cercare di costruirsi con le proprie mani nella propria tana un Privato Paradiso in terra. Ma difficilmente un matrimonio sopravvive ad una infedeltà, e siccome l’infedeltà viene scoperta sempre, scegliere di essere infedeli significa scegliere di restare soli. Purtroppo lo stesso vale per la vittima dell’infedeltà, che di scegliere non ha avuto nessuna possibilità.
Diciamo la verità, l’emozione ed il sesso piacciono a tutti, e nessuno conferisce ad una propria scappatella occasionale lo stesso peso che da a un’infedeltà subita. Molti uomini non considerano nemmeno infedeltà un rapporto sessuale a pagamento, perché è una cosa che non coinvolge la sfera dei sentimenti; la teoria è che se non togli al partner neanche un grammo di amore, uno sfogo extra non lo priva di nulla. A meno che non stiamo parlando di un puttaniere che ama esercitare il sesso mercenario al posto di quello coniugale. Credo che molti uomini tollererebbero anche che la moglie avesse un rapporto sessuale con un uomo pagato (immaginate la situazione di un addio al celibato molto spinto) se fosse assolutamente occasionale.

Essere infedeli comporta una certa dose di predisposizione alla falsità e all’inganno; per molti di noi essere infedele sarebbe considerato un lavoro troppo stressante. Innanzi tutto per trovarsi nella situazione di tradire bisogna un po’ cercarsela, mostrando disponibilità con l'atteggiamento e cercando le occasioni per mettersi in tentazione.
L’infedele per sbaglio, assolutamente occasionale, è quello a cui capita una grossa occasione a cui è davvero difficile dire di no. Per esempio un uomo a cui una collega di lavoro molto avvenente faccia una proposta assolutamente esplicita. Oppure una donna che si ritrova abilmente corteggiata da qualcuno che, per amore o per sport, smuova di nuovo in lei, dopo anni di routine familiare, le corde della sensibilità femminile: il piacere di piacere, di sentirsi bella e desiderata. L’infedele occasionale è assolutamente in guai grossi: non sa mentire e non è capace di gestire una situazione clandestina, né vuole davvero farlo. Nella migliore delle ipotesi si farà scoprire fino dal primo appuntamento, pagando cara una situazione stressante che gli ha fornito ben poche gratificazioni. Nella peggiore (ma forse anche no) finisce che si innamora davvero dell’amante e manda a rotoli il proprio matrimonio. Più che una infedeltà in questo caso si tratta di un errore: un matrimonio sbagliato - e sono in tanti a entrare in questa categoria.
L’occasione dell’infedeltà è più frequente per certe categorie di lavoro, per esempio per chi viaggia molto per lavoro, chi è spesso fuori casa lavorando fianco a fianco di colleghi abituali, chi si trova spesso in riunioni di lavoro fuori città. Le difese si abbassano, la situazione è propizia, l’occasione è a portata di mano, anzi, di stanza. Si sa che le convention negli alberghi si trasformano spesso in baccanali notturni ancor più delle gite scolastiche degli adolescenti.

C’è una seconda categoria di infedele, che però è rara. È il forzato del sesso; è la persona ipersessuale, spesso maschile, che vive ogni situazione della giornata in chiave di desiderio di accoppiamento. Ce ne sono meno di quanti lo millantino, e spesso non sono veri infedeli: spesso l’ipersessualità è vissuta dalla coppia, che finisce per scegliere di vivere l’erotismo in modo allargato. Sono gli scambisti, quelli che frequentano club particolari e insospettabili orge. Non configura infedeltà perché l’infedeltà comporta il tradimento, cioè il compiere un’azione a insaputa del partner e a suo danno.

Il vero nemico del matrimonio e del genere umano è l’infedele seriale. L’infedele seriale è un cyborg, un replicante che in apparenza assomiglia in ogni dettaglio ad un essere umano, ma che tale non è. Si mescola agli esseri umani, ne mima il comportamento e le emozioni, compreso l’amore e genericamente i valori, ma è un inganno. L’infedele seriale non si sente davvero uguale alle altre persone: al pari del suo collega il serial killer, non è capace di empatia, simpatia per le altre persone, a cui spesso si sente inferiore e quindi in credito e perciò in diritto di predare. Non è capace di entrare nella mente e nei sentimenti di chi lo circonda, ed il suo amare non è mai molto più di un mimetismo acquisito con l’esperienza.
L’infedele seriale è di norma arrivista, arrogante, sempre assolutamente falso e fasullo, perché per lui “la verità” è solo uno dei modi di relazionarsi agli altri per ottenerne qualche cosa e non un valore etico da rispettare. È edonista, cerca il piacere anche se spesso è davvero incapace di afferrarlo e magari arriva ad aiutarsi con additivi, come la cocaina, la droga edonistica per eccellenza. La donna ninfomane per esempio è frequentemente anorgasmica e (se non rientra nella categoria degli scambisti) infedele. L’infedele seriale è un professionista della menzogna, del trucco e dell’inganno, conosce ogni trucco, dal telefono silenzioso all’impegno di lavoro, e non si fa prendere in castagna con una ricevuta o uno scontrino dimenticati nelle tasche. L’infedele seriale non ama davvero. Anche se è capace di assemblare storie parallele che possono durare mesi o anni, nel momento in cui viene scoperto non trasforma il rapporto adulterino in una vera storia d’amore, a dispetto delle parole che ha speso in abbondanza nell’inganno del suo corteggiamento (talk is cheap: parlare non costa nulla). Il rapporto clandestino cessa di esistere nel momento stesso in cui si espone alla luce del sole.
Ulteriore prova dell’incoerenza sociale dell’infedele seriale è la gelosia. Le persone più gelose che ho conosciuto erano anche infallibilmente infedeli e profondamente insicure. Una persona normale riterrebbe un equo indennizzo il fatto che il coniuge tradito tradisca a sua volta, e magari ne sarebbe anche sollevato. Non sono infrequenti i matrimoni di lunga data che si basano su una doppia infedeltà non concordata ma in definitiva non indagata e tanto meno ostacolata.
Nell'equilibrio dell’Universo il contraltare dell’infedele è il coniuge tradito. Esistono partner naturalmente predisposti ad essere traditi. Intanto se è vero che l’infedeltà riguarda il sessanta per cento delle relazioni, e che sono più i matrimoni destinati a naufragare che quelli a durare per tutta la vita, il modo più sicuro di esporsi al tradimento è… sposarsi. Dovrebbero mettere tabelloni elettronici sul sagrato della chiesa come quelli in autostrada: “due matrimoni su tre finiscono in cacca” oppure “due sposi su tre tradiranno il coniuge”. O ancora: "un giorno il coniuge vi odierà".
Il coniuge tradito può essere il più passivo dei due, o quello più innamorato o il più disposto a tollerare per paura di perdere il partner. Sospetta ma non verifica e di fronte all’evidenza prende per buone le bugie del traditore, quando non se ne fa addirittura colpevolizzare a danno della propria autostima, in una spirale negativa a cui solo la vecchiaia sessuale del partner porrà termine. Può anche essere che il tradito sia il coniuge “dominante”, quando è così arrogante e abbagliato dal proprio ego da trascurare i bisogni del partner e non prendere neppure in considerazione la possibilità di essere tradito - e dunque come tale un non geloso, fino al devastante momento della verità.

Tradimento è la parola più brutta del vocabolario, perché significa che la persona che più dovrebbe amarci è quella che ci fa più male al mondo. Un nemico infido che dorme senza rimorso di fianco alla sua vittima inconsapevole. Ed è anche la parola che fa più danno, perché la maggior parte dei matrimoni non sopravvive al tradimento. Il tradimento distrugge, che è il contrario di costruire, e se costruire necessita tempo, amore, dedizione, impegno e tanta fortuna, a distruggere ci si mette un attimo.
Il traditore rinuncia più o meno consapevolmente alla gioia dell’Amore, del vivere assieme e dell’invecchiare assieme per barattarlo con un futuro vuoto, di un po’ di sesso di contrabbando e molta solitudine.

giovedì 10 febbraio 2011

A Good Man Is Hard To Find


Sono una vittima del rock & roll. Nel senso che sono cresciuto a rock & roll, 45 giri e buoni sentimenti. Le canzoni rock cantano l’amore puro, la passione, il desiderio. Sguazzano fra cuori spezzati e amori finiti ma non contemplano il tradimento, la falsità, l’imbroglio, la cattiveria. Ho sempre vissuto i miei amori con rock & roll. La poesia e magari le lacrime di una canzone di Roy Orbison o degli Everly Brothers. L’imbroglio non te l'aspetti, ti prende di sorpresa senza che tu sappia reagire. Ho cercato una canzone che ne parlasse, quello che ho trovato è questo:


‎"Hey Joe dove te ne vai con quella pistola in mano
Vado a sparare alla mia donna
Perché l'ho sorpresa farsela con un altro uomo
Sto andando a sparare alla mia donna proprio ora
Per poi scappar giù al sud verso il Messico
Dove posso essere libero
Dove nessuno mi metterà una corda attorno al collo..."

(Billy Roberts)


E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
ma lo zingaro è un trucco.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
Colora i tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi

(Francesco De Gregori)


Lei disse “le cose cambiano”
io risposi “ma io mi sento lo stesso
non capisco come un amore invece di crescere possa sparire”
lei disse “le cose cambiano
e ‘per sempre’ è una promessa a cui nessun amore può sopravvivere"
così baby ho smesso di provarci
perché posso essere lento a capire, ma non sono cieco...

ora lei mi dice “ti amo ancora e tu una volta urlavi il mio nome”
io dico “non è colpa di nessuno, ma tu lo sai bene che le cose cambiano…”

(Dwight Yoakam)


“più avanti lungo la strada
qualcuno ti farà il male che tu hai fatto a me
più avanti lungo la strada
baby, aspetta e vedrai
adesso ridi ma un giorno piangerai
più avanti lungo la strada
vedrai che non sono bugie,
più avanti lungo la strada
mi rimpiangerai”

(da Bobby Blue Bland)


Sapevo che un giorno avresti ripensato a me e a te
ti saresti dimenticata delle cose cattive
e avresti pensato a quanto abbiamo riso assieme
avresti desiderato tornare a casa
beh, dolcezza, non è per cattiveria o nient’altro
che io sto cantando questa canzone
è che nessuno sa dove vada a finire l’amore
ma quando è andato, è andato
perché quando sei solo, sei solo…

(Bruce Springsteen)


Lei spegne la TV e se ne va a letto senza una parola
pensando a come tutto è stato sprecato
e come sono stati buttati i loro sogni…
…e un uomo giusto è difficile da trovare

(Bruce Springsteen)


Nessuno mi aveva mai fatto del male
prima di te,
sei la donna che dormiva al mio fianco
non mi hai detto che le cose erano cambiate
non mi hai detto di non amarmi più
mi hai tradito
e mi hai mentito
e non me ne hai chiesto perdono
hai lasciato che me ne andassi
senza chiedermi di restare,
non ci hai nemmeno provato
credevi di sostituirmi
ma l’amore è difficile da trovare
persino un uomo che ti tenga caldo il letto
dopo aver finito di far l’amore
è difficile da trovare


lunedì 7 febbraio 2011

l'amante


Gli amici con l’amante li riconosci subito. All’inizio sembra abbia bevuto un calice alla fonte dell’eterna giovinezza. Sono energici, galvanizzati, effervescenti, abbronzati, si comprano camicie alla moda, scarpe che costano mezzo stipendio, se possono un’auto sportiva. Sono ammiccanti, ti guardano come se avessero capito il senso della vita, si lasciano andare a lezioni magistrali sul sesso.
Rincretiniscono, recuperano i sotterfugi del liceo per bigiare la scuola o nascondere la pagella. Inventano scuse puerili per uscire di casa, per chiudersi in bagno a telefonare, per simulare week-end di lavoro; sono trasparenti nelle loro menzogne come un bimbo che ruba la marmellata.
La fase up dura lo spazio di qualche settimana. Come una candela che brucia da entrambi i lati, o un atleta dopato, gli anni ricadono sulle spalle come in un cartone animato. Prima c’è la fidanzata che chiede di più. Già perché l’amico, preso dalla necessità di raggiungere il traguardo della prima copula, si era dimenticato di spiegare che in fondo quello che cercava non era molto di più di un extra di sesso. Poi c’è la moglie che lo scopre (perché l’amante si scopre), con l’inevitabile accompagnamento di spiegazioni, avvocati, assegno di mantenimento, i figli, il monolocale arredato in affitto. E infine giunge la scoperta cardinale: tutta questa fatica non ha portato al risultato di avere un’amante, ma due mogli al posto di una!
Il colore dell’amico passa da abbronzato a cereo, tornano a galla le rughe, il lavoro va a rotoli, la “nuova” moglie è più gelosa e soffocante dell’altra, i soldi non bastano più.

Gli amici con l’amante li riconosci subito: quando li incontri per strada quegli ex ragazzoni che uscivano gioiosi a giocare a calcetto per magari poi andare a vedere una ballerina, ora scuotono la testa seri e guardano lontano con l’occhio triste...
PS: una moglie è più brava a gestire un amante. Intanto non sceglie un ventenne o un ballerino russo, ma un uomo sposato, con nessun interesse a creare terremoti. In secondo luogo, cos’ha da perdere? Solo un marito noioso. O almeno così crede.

(pubblicato per la prima volta il 14 dicembre 2006)