martedì 15 novembre 2011

La ballata del Ratto Baratto (parte 1/4)


La ballata del Ratto Baratto
di Gaetano Bottazzi

edizioni del formaggio
tiratura limitata a due copie
10 novembre 1990

«ho visto cadere una stella
e ho desiderato te»


Capitolo 1

il Ratto Baratto era un ratto (molto) sbarazzino. Mangiava formaggio, abitava nei buchi, e aveva l’abitudine di scorrazzare, non visto, a barattare ciò di cui si era stancato con le cose nuove che appartenevano agli altri. Barattava qualche focaccia masticata con un po’ di mollica ancora calda, una castagna ammuffita con del pop corn, noccioli di ciliegia con spagnolette. Magari un soldino bucato con una ciabattina da masticare per prendere sonno, nel suo piccolo buco sotto il granaio.

Ogni tanto non disdegnava la compagnia di qualche topina, ma mai più di un poco: poi nel sonno la portava fuori dalla tana (piano piano per non svegliarla) e la scambiava nel buco di qualche ratto addormentato. A volte con altre dolci rattine, più spesso con gustose croste di gruviera. E così la sua vita scorreva, stagione dopo stagione. Fino a che un giorno, senza preavvisi né presentimenti, accadde che incontrò la Topina Dorata. Era una notte di mezzo inverno, e il ratto, approfittando di una nevicata che aveva un poco riscaldato il gelo dell’aria, se ne andava indaffarato per la vallata lasciando piccole impronte di piccole unghie sulla neve fresca, domandandosi che cosa mai avrebbe potuto scambiare se tutto era nascosto a riposare al caldo di quella coltre uniforme. Il cielo era limpido e il Ratto si fermò a contemplare con desiderio la luna di formaggio che illuminava quel paesaggio rinnovato dalla neve.

«Luna, non dormire sonni tranquilli! Un giorno scambierò anche te, con una fetta di anguria mezza mangiata, e allora che faccia farà la gente affacciandosi dalla finestra di notte!»

Ridacchiò, soprattutto al pensiero della Civetta, che alla luce dell’anguria avrebbe faticato un bel po’ a individuare un topino a passeggio di notte. Fu mentre guardava la fetta di luna e l’immaginava con i piccoli noccioli neri al posto dei crateri, che vide la Stella. Una stella che, prima piccola piccola, invisibile fra i milioni di compagne della notte, fece un guizzo, divenne un poco più luminosa, e in un attimo scivolò in basso, spegnendosi nell’arco di un breve, lunghissimo viaggio. Era una Stella Cadente, e il ratto sapeva che avrebbe potuto chiedere alla Fata dei Ratti di esaudire un desiderio. Il bello è che è proprio così: quando una stella cade (perché ha deciso di barattare la propria bellezza, immortale e immobile nel firmamento, con un guizzo di esaltante follia) si apre per un attimo la porta attraverso cui su in cielo possono udire la nostra voce. Se ne vedete una, potete parlare attraverso quella porta. Se il desiderio è abbastanza puro, ed espresso con l’anima anziché con lo stomaco, vi sarà esaudito veramente.
(Come si può sapere quale parte del corpo ha espresso il desiderio? È molto semplice: se vi capita di avere l’acquolina in bocca, allora è stata lo stomaco. Se vi sentite un prurito sul cuore, allora è stata l’anima… per il futuro non scordatevene, perché è un buon modo di sapere se state facendo la cosa giusta).
Comunque il ratto alzò il tartufo, rizzò le piccole orecchie, tese i baffi tremanti per l’emozione, e disse: «Voglio… vorrei…» (si corresse) «vorrei fare questa notte il più bel baratto della mia vita» e guardò la luna nel cielo. Siccome non succedeva niente aggiunse: «in cambio darò… la vita che ho vissuto fino ad oggi» . Sentì piccoli passi leggeri graffiare la neve dietro di sé. Si girò di scatto (i ratti si girano sempre di scatto, a volte con un buffo salto, se sentono nella notte dei passi alle spalle) e la vide. Dolce come il miele, tenera come l’amore (che il Ratto Baratto non sapeva ancora cosa fosse), morbida come la calda terra arata d’autunno, gli occhi innocenti come la sua anima, un codino corto corto come un cucciolo da accudire: stava muso a muso con la più meravigliosa delle topine dorate che avesse mai saputo immaginare.

(1 - continua)

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella Blue ! unico difetto... divisa in 5 parti... ci tieni in sospeso...
...questa mattina presto il cielo era tutto tempestato di stelle... e anche se nessuna è caduta io...

Blue Bottazzi ha detto...

Grazie. Ero un po' preoccupato perché è una cosa vecchia, scritta 21 anni fa di questi giorni.
Beh, una volta i racconti li pubblicavano a puntate...

ste ha detto...

il ratto baratto conosce il piccolo principe? si troverebbero simpatici...

M. ha detto...

Blue, il racconto è molto bello. Non so come andrà a finire ma mi dà l'impressione non troppo bene.
Il topolino riceverà una delusione.
Forse non ha custodito bene il suo prezioso baratto, forse se ne è stancato in fretta, forse non l'ha cullato giorno dopo giorno. E il suo prezioso bene ha zampettato lontano...
Ed ecco la sua profonda delusione, da ricercare solo in fondo a se stesso.

Blue Bottazzi ha detto...

M, cos'è, una recensione anticipata?

Anonimo ha detto...

ma questo racconto vuole forse essere una "riposta" al commento pubblicato, solo per necessità di spazio, al post Gotham city ? se è così complimenti per la prontezza... ad hoc subito!
... comunque è proprio bello: nella dolcezza descrittiva, nella fluidità...
attendiamo il seguito... chissà, forse poi impariamo qualcosa...

Blue Bottazzi ha detto...

...e ho anche rimesso la grafica tradizionale a BEAT. Basta chiedere (a volte)...

M. ha detto...

Blue, non è affatto una recensione, è una considerazione. Un pò amara, forse. Ma quanto è vera!
Se sei ancora in tempo e io ho indovinato, cambia il finale!

Anonimo ha detto...

eh... "basta chiedere"... proprio giusto quel "a volte"... e poi arriva il momento che ... ricordi Pavlov... e ci si rassegna a non chiedere più... magari non "andrebbe male" ma nel dubbio di soffrire ancora... però si può sempre guardare le stelle, magari una cadente...
la scelta di rimettere la grafica... proprio una scelta che sa di buono...
attendo con ansia le prossime puntate, a presto!

red ha detto...

Eh, caro Blue...
Ogni tanto scateni la fantasia dei tuoi lettori anonimi...(anonimi per noi, magari per te non tanto.)
Davvero questo racconto risale a 11 anni fa?
Oppure è solo l'inizio e le prossime puntate sono scritte oggi?
E poi, dobbiamo considerarlo un incipit del libro che stai scrivendo e per il quale ho ordinato una poltrona a dondolo e una badante ucraina per farmelo leggere quando sarò in pensione?
Troppe domande, forse.
Intanto complimenti e buona fortuna dal tuo vecchio amico di Portsmouth

Blue Bottazzi ha detto...

Tutto vero. L'ho scritto, stampato e rilegato in due copie, per il mio "primo (grande) amore". L'ho ritrovato assolutamente per caso su una mailing list ed ho deciso di riproporlo, anche se non sono troppo sicuro della sua validità.
Fra l'altro, a proposito del commento di Ste, temo di aver letto Il Piccolo Principe proprio quell'anno. Dunque, se due più due fa quattro... (ma non ci avevo mai pensato)

Blue Bottazzi ha detto...

Il primo libro sarà quello sulla testimonianza del rock, e sono piuttosto certo sarà stampato (o stampabile) nel 2012. Se le cose andranno così penso che troverò la motivazione di portare a termine anche il secondo, Blue Motel. È che dovrei prendere le ferie...