venerdì 5 aprile 2013

Patria e Bandiera


“arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera e mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore… se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore… Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio, Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno…” 

Il problema con la Patria e la Bandiera è che ognuno ha la sua. Per esempio ci sono buonissime persone in Austria per cui la Patria sacra e inviolabile si trova a nord delle Alpi ed il tricolore è rosso bianco e rosso. Per un francese la bandiera è rossa bianca e blu, per uno spagnolo rossa gialla e rossa. Siamo tutti esseri umani e siamo tutti brave persone, ma ci schieriamo sotto diverse bandiere. Pisa contro Firenze. Pavia contro Milano.
Ora, fino a che sotto i colori della bandiera andiamo a giocare alle Olimpiadi, è un gioco. Ma quando con le bandiere cominciamo a farci le parate militari, la cosa si fa più torbida.
Prendi la Costituzione: “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Poi prendi la celebrazione della Vittoria, e la celebrazione ai Caduti. Quella ai caduti mi pare l’inganno più vile: “tantissimi veri italiani hanno sacrificato la loro vita e tanti giovani, puri di cuore e di intelletto, hanno immolato la loro esistenza senza chiedere nulla. La bandiera quindi esige il massimo rispetto da parte di tutti”.
Sono d’accordo che non dovremmo mai dimenticare dei morti in battaglia: “…chi diede la vita ebbe in cambio una croce”, ma dovremmo farlo nel significato corretto di quella memoria. Nel momento in cui si cerca di far diventare i Caduti testimonial di chi li ha mandati a morire, li si uccide un’altra volta.
Fra il 1915 ed il 1918 tutta una generazione fu derubata della vita durante la Grande Guerra, una generazione che non chiese di andare ad uccidere altre persone in Austria per il Re e la Patria e la Bandiera. Ci furono mandati, gli si sparava addosso dalla nostra parte per farli uscire dalle trincee ed andare al macello, e loro sparavano nella schiena dei nostri ufficiali per potersi fermare e tornare indietro. Questi veri italiani non hanno difeso la Patria, ma nel suo nome sono stati mandati alla morte. Lo stesso vale per i loro figli mandati qualche anno più tardi a piedi nelle steppe russe con le insegne fasciste a far guerra ad un’altro popolo ed un’altra Patria ed un’altra Bandiera. Anche loro non l'avevano chiesto, ce li ha mandati Benito Mussolini sempre nel nome della Bandiera.
Se non impariamo e se non ricordiamo correttamente, qualcun altro prima o poi sarà mandato a uccidere e morire dalla demagogia della Patria e della sua Bandiera.

Anni fa ero in vacanza in Austria, lungo il Danubio, in un paese che sembrava uscire da un libro di favole. Gente gentile, case, cielo, campi, fiume. Una piazzetta ed un piccolo monumento, ai caduti. Una statua rappresentava un soldato nell’atto di perdere la vita, una statua vista tanto spesso nelle nostre piazze. Ma il suo elmetto non era quello che siamo abituati, era quello dei cattivi. Ucciso da uno dei buoni, cioè i nostri. Due brave persone, l’uno e l’altro, probabilmente nessuno dei due tornato a casa, mandati ad uccidersi dalla demagogia della Patria, della Bandiera e del Re…

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