lunedì 25 gennaio 2010

mercanti di neve


Non riesco ad arrendermi al cibo industriale del supermercato: mi piace ancora andare per antiche botteghe e per produttori artigianali. Nella mia città non ce n'è più ma basta raggiungere le valli che non è difficile trovare una vecchia bottega che sopravvive all'assalto dei primi piccoli supermercati.
C'è un pastore sardo che un giorno ha portato le sue pecore a vivere su un prato delle nostre fredde colline, che produce pecorino fresco e stagionato. Solo bisogna andarselo a prendere a casa delle sue pecore, seguendo la via indicata da un cartello di legno scritto a mano.
Di tutti i negozietti il mio preferito è una salumeria familiare in Val Trebbia, dove artigianato alimentare e vecchia bottega trovano la loro definizione. In Emilia siamo consumatori di salumi: in Val di Ceno chiamano il maiale "Sua Maestà" e nel nostro dialetto le mucchie si chiamavano "le bestie" ma il maiale "l'animale". Da noi vicino al Po si produce salame, coppa e pancetta, a Parma prosciutto crudo e culatello, più in la da Reggio a Modena zampone, a Bologna la mortadella, a cui hanno dato il nome stesso della loro città.

Sabato ho voluto vedere le colline imbiancate e sono arrivato fino a quella salumeria in cerca di salame e salsiccia (trasformata a sera in un risotto).
So che prima o poi andrò a vivere in un paese: mi è bastato varcare la soglia per trovare i ritmi di chi non ha bisogno di correre, un salumiere ammiccante in vena di facezie con la moglie, un avventore pigro che non ha nessuna fretta di concludere gli acquisti, e chiacchiere in libertà sulle novità che novità non sono mai, ma sono al contrario tradizione, come quando si nomina il freddo pungente e i giorni della merla, che ancora sono da venire. Ed è a questo punto che ho sentito una frase che avevo dimenticato da decenni: i mercanti di neve. È bastata la parola per portarmi alla mente i ricordi, le sensazioni e gli odori della crepuscolare campagna innevata sbirciata delle finestre della casa di campagna della nonna, al calore di una stufa a legna.
I mercanti di neve sono alcuni dei santi del calendario, anzi del lunario, che scandiscono il ritmo circolare dell'anno. Dicono in salumeria che la primavera è lontana e che manca ancora all'appello più di un mercante da neve: lunedì, per esempio, San Paolo, sarà un mercante da neve. Non c'è niente di meno che scientifico in queste ricorrenze secolari, solo un calcolo probabilistico, come del resto probabilità sono quelle che regolano le più blasonate previsioni del tempo.

E chissà perché quando questa mattina, giorno di San Paolo, affacciandomi dalla finestra ho visto qualche fiocco di neve cercare di svolazzare nell'aria, non mi sono affatto sorpreso.

2 commenti:

ste ha detto...

la neve, l'odore della stufa ed il suo calore pungente, il cielo plumbeo, le parole di una nonna, i rumori ovattati, l'aria rigida ed il suono di qualche animale sono un momento che in molti ci portiamo dentro e cerchiamo inutilmente di ritrovare...

Blue Bottazzi ha detto...

Già: sono gli ingredienti dell'Isola-che-non-c'è...