venerdì 3 ottobre 2008

La felicità è la strada #1


Viene buio presto ormai. Oggi poi pioviggina anche, per cui c'è ancora più buio...
Mi stringo nella giacca di velluto mentre passeggio sul marciapiede lucido; poca gente, qualche ombrello, vetrine illuminate poco convinte. Ecco il portone di casa. Non ho voglia di rientrare. Penso che questo è un "momento". Un momento che sto vivendo.
"La felicità è la strada" è quella frase che mi piace tanto; non significa forse che non è tanto dove arriviamo quello che conta, ma la strada che percorriamo per arrivarci? In altre parole, della vita va vissuto e goduto ogni momento, perché li sta la felicità. Decisamente meglio che soffrire per tutto il percorso sperando in chissà quale ricompensa divina...

Dunque, questo è un momento, anche piuttosto cinematografico direi. Potrei entrare in un bar, farmi servire un aperitivo e guardare le persone, proprio come se stessi guardando un film. Ma non ne ho proprio voglia. E non mi sento affatto felice. Guardo le finestre di casa, illuminate. Mi fermo a scrutarle, non so neanch'io perché. È come se mi aspettassi di vedere dietro le tende le ombre della mia famiglia felice, me compreso, fare qualche cosa di molto casalingo, di molto cinematografico. Ma io sono qui, e comunque le tende non fanno trasparire nulla. Mi giro a guardare la vetrina di una libreria; non sono sicuro di guardare qualche cosa in effetti. Probabilmente sto solo prendendo tempo. Perdendo tempo. Philip Roth... una copertina molto moderna... ma non era uno scrittore mitteleuropeo, roba di un secolo fa? Roth... Arlen Roth. No, quello è un chitarrista, raffinato, quello di The Kids On The Block. Newyorchese, forse. O forse no.
Ah ecco, si chiamava Joseph Roth, La cripta dei cappuccini. Bellissimo romanzo, romantico, decadente, proprio qualche cosa di adatto al mio stato d'animo attuale.
Fa freddo ed è inutile che continui a stare qui fuori a perdere tempo. Tanto non ci vado a bere un aperitivo. Entro nel portone. Entro in casa. La voce di mia figlia che mi chiama, felice. Mi butta le braccia al collo.

"Ciao ciccia, ti va una pizza o un Mc Donalds?"
"No voglio mangiare in casa"
"Che c'è di buono?"
"La mamma ha fatto il minestrone"
"Allora mi sa che ci vado davvero a mangiare una pizza"

2 commenti:

ste ha detto...

cosa è poi la felicità? certo un qualcosa da cercare qui, non altrove, non dopo... ma certo un qualcosa che ci annienta nella sua impossibile parzialità... che merito abbiamo per pretenderla, davanti a milioni di persone che mai potranno sperarla...

allora poi il merito sta nel trovarla nel mondo possibile, nel quotidiano, nel gesto di ogni giorno, anche quando la nebbia d il freddo ci spingono lungo la via...

ma che dico...?

ste ha detto...

p.s. il lupo perde il pelo ma non il vizio...