Ho un fisico che non si allena. Nel senso che non mi è mai successa quella cosa che la prima settimana fai fatica, dopo un mese ti senti in forma e dopo un anno sei un campione. Non sono mai stato una grande “sportivo”, di quelli che appena arrivano ad una spiaggia si mettono a giocare a calcio e si informano su tutti i tornei in programma. Io ho sempre preferito la meditazione e la lettura. E, da scapolo, la ricerca di compagnia.
Non ho neanche avuto una di quelle famiglie che da bambino ci tiene al fatto che tu porti a casa una coppa. Ricordo di essermi iscritto alla maratona non competitiva Bobbio-Penice, tredici chilometri di salita per un dislivello di almeno settecento metri. È stata una faticata al di la di quanto avessi immaginato, ma l’immagine che mi è rimasta impressa è mia madre che negli ultimi due chilometri, quando come Fantozzi avevo ormai visioni mistiche, mi gridava dal finestrino dell’auto: “basta, smetti, sali in auto!”. Deprimente, lo giuro. Da ragazzo ho fatto una sola partita di calcio, la mia classe del liceo contro qualcun altro. Avevo scelto di stare in porta perché ad occhio e croce mi pareva meno faticoso. Abbiamo perso 13 a 1, ma chi si sarebbe sognato di fermare un pallone di cuoio calciato a tutta forza da pochi metri? Da adolescente ho anche fatto parte di un team di “quattro con” di canottaggio, sport notoriamente molto duro. L’allenatore passava tutto il tempo a cercare di convincermi a fare il timoniere. Ho giocato a baseball in una squadra della mia città. L’avevo scelto per via del fatto che leggevo Linus, e Charlie Brown era un pessimo giocatore di baseball. Io anche. Anni dopo ho avuto modo di assistere negli USA all’allenamento scientifico con cui tirano su i ragazzini fin dalla prima elementare. Da noi niente, non ti spiegavano neanche le regole, era tutto un riscaldamento, correre attorno al campo e perdere le partite. Il mio ruolo era esterno destro, che giocato in una squadra di dilettanti è deprimente. Significa che passi gran parte del tempo a guardare la partita dai bordi del campo come uno spettatore non pagante e poi, quando alla fine ti distrai e guardi gli spalti, la palla arriva finalmente proprio a campanile su di te e ti rimbalza vicino, mentre tutti ruggiscono di rabbia e tu ricordi che stavi giocando una partita.
Poi un po’ di equitazione, ma era soprattutto il cavallo a fare esercizio. Sci alpino, ero bravino, però si fa più affidamento sulla forza di gravità che la forza fisica. In palestra andavo a fare qualche manubrio per i bicipiti al sabato pomeriggio, tanto per avere i muscoli un pochino gonfi al sabato sera. Poi magari era un problema persino aprire lo sportello dell’auto.
Non mi diverto a nuotare, ma per colpa di un mal di schiena recidivante qualche anno fa mi sono deciso a frequentare una piscina. All’inizio era faticoso, non mi divertivo per niente e l’unica cosa che potevo fare era contare le (poche) vasche. Ma pensavo “si sa, dopo un mese si comincia ad andare meglio”. Dopo un mese facevo la stessa fatica. Allora ho pensato che di mesi ce ne volessero tre per apprezzare i risultati di un allenamento costante. Ma dopo tre mesi continuavo a fare la stessa fatica, così come dopo sei mesi e lo stesso dopo nove. Intanto dovevo trovare il tempo di andare in piscina tre volte alla settimana, entrare nell’acqua fredda e convincermi a nuotare per mille metri. Dopo dieci mesi mi è tornato il mal di schiena e ho chiuso con il nuoto. Da allora non ho fatto più di dieci vasche. In tutto. Sì perché il problema è che non riesco a migliorare, ma purtroppo riesco a peggiorare quando non faccio niente. Un allenamento al contrario. Quando di recente ho ripreso ad arrampicare in palestra ho scoperto di non riuscire più nemmeno a fare quelle “vie” che un paio di anni fa mi riuscivano facili.
Ma, avete sentito i telegiornali, per Natale gli italiani sono ingrassati di media due chili a testa. Ecco, io questa media l’ho sostenuta con molto altruismo. Per cui mi sono deciso a ripresentarmi, come tanti, alle porte della Palestra. Questa volta non farò sala pesi, o programmi d’allenamento su cyclette e tapis roulant, perché so che non durerei una settimana nella noia della sala. Mi iscriverò ad uno di quei corsi aerobici collettivi dove hai appuntamenti e orari da rispettare e istruttori che si informano sulle tue assenze. Una volta questi corsi si chiamavano di “aerobica”, ed avevo un amico che non se ne perdeva uno: si metteva in fondo ad una sala gremita di ragazze con tute neanche aderenti -- ginecologiche, e vi assicuro che è uno spettacolo ai limiti della legalità. Ma i tempi procedono rapidi e ora ci sono corsi di pilates, di aero dance, di cardio step e di cardio latino. Corsi di fat burning (non daranno fuoco ai clienti sovrappeso?), di GAG (significa glutei, addominali e gambe, per gli altri muscoli rivolgersi al corso successivo), di hip hop, di capoeira, di emotional balance.
Io, dopo un colloquio con il mio personal trainer avrei scelto fitboxe, tone e spinning. Vi saprò dire, ma non ci conto molto. Ho un fisico che non si allena.
2 commenti:
in realtà detesto la palestra; questo post l'ho pubblicato un paio di anni fa sul vecchio BB Blog...
Però sto davvero aspettando il sole e qualche occasione di movimento fisico, prima che la dipendenza da Nutella mi uccida. La moto è molto divertente, ma è del tutto evidente che al fisico non fa nulla di buono. Mi restano bicicletta e trekking. Ce la farò a gettarmi alle spalle la pigrizia, almeno un pochino?
tolta l'equitazione, per il resto una fotocopia impressionante (baseball compreso)... sto rimandando da un giorno all'altro il presentarmi in palestra (che detesto...) per provare a fare un po' di movimento, se voglio continuare a mettere la moto sul cavalletto centrale...
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