Un paio di anni fa ho preso la decisione di non leggere più romanzi. Penserete che non è una grande comunicazione quella che vi faccio: in giro c’è un sacco di gente che di romanzi non ne legge mai e senza neanche averlo deciso. Ma il fatto è che dall’età di sei anni sono sempre stato un lettore accanito.
Come regalo della promozione in prima elementare ebbi l’abbonamento a Topolino, quello mitico degli anni sessanta, ed ho vividi ricordi di me seduto su un gradino a leggere le avventure del commissario Basettoni mentre gli altri bambini “perdevano tempo” a giocare con le figurine o a passarsi un pallone (forse per questo molti anni dopo ho apprezzato tanto la lettura di “Quella vacca di Nonna Papera” di Claudio Bisio). Da allora non ho mai smesso di divorare libri. Adoravo dei libricini della Mondadori chiamati Stella d’Oro, divisi in due serie, azzurra per letture fino a dieci anni e rossa per bambini più grandi. Inutile dire come la serie azzurra fosse di gran lunga più interessante. Ho un ricordo di me bambino a Forte dei Marmi sdraiato sotto l’ombrellone a leggere i racconti di Edgar Allan Poe anziché giocare con le biglie dei ciclisti.
In tutti quegli anni non ho mai imparato a “gestire” la lettura di un libro. Invece di tenermi un capitolo al giorno, sono uno di quei lettori che arrivati alla fine del capitolo decidono di leggere ancora la prima pagina del successivo. Poi finisco anche quello e sbircio la prima pagina del successivo ancora, fino a perdere l’intera notte (e a rimpiangere il sonno perduto ed il libro finito il mattino seguente).
Ora che la mia carriera di lettore è "finita" potrei dire che il mio romanzo che ho preferito leggere potrebbe essere “La Morte a Venezia” di Thomas Mann e in generale tutta la mia letteratura preferita è stata romantica e d’atmosfera, quella mitteleuropea di Arthur Schnitzler (Il ritorno di Casanova), Sàndor Màrai, Arlen Roth (la Cripta dei Cappuccini), forse anche Herman Hesse.
I due scrittori che amo sopra gli altri non sono però tedeschi o austriaci, bensì i due grandi affabulatori del XX secolo, due racconta-storie di quelli che non ti stancheresti mai di ascoltare: Piero Chiara, con le vicende che si svolgono lungo le rive del suo malinconico Lago Maggiore, e Georges Simenon, scrittore così bravo che non puoi fare a meno di figurartelo mentre scrive i suoi quattrocento romanzi con la penna stilografica, direttamente in bella copia e senza rileggerli.
Mi piace che si racconti di "posti", persi in un tempo in cui erano carichi di fascino, che si tratti di Venezia, Mantova, Vienna, Luino o Parigi.
Ma la vita è troppo breve e le cose da fare sono troppe. Stendersi sul lettino ai bordi di una piscina con un romanzo nuovo e null’altro da fare può sembrare un programma allettante, ma non è più gratificante lo stesso pomeriggio passarlo a giocare con la propria figlia? O se la figlia non ha voglia di giocare con noi, che ne dite di un giro in moto, scalare una montagna, fare una merenda in provincia? Fra leggere e vivere, alla mia età preferisco vivere.
Non è che sia riuscito davvero a non leggere più: leggo meno romanzi. Mi piace leggere storie sul web (almeno quanto mi piace scrivere storie sul web). Blog di persone.
Il tempo che spendo al computer è quello che guadagno non guardando la TV. Come ha detto Steve Jobs, “la gente davanti alla televisione spegne il cervello, di fronte al computer lo accende”. E pare che di questi tempi non ci sia bisogno di altre persone con il cervello spento.
P.S: a proposito di lettura, mi è piaciuto inaugurare una
Antologia di Blog in cui segnalare quotidianamente le cose migliori che leggo nella blogosfera. Se anche a voi piace leggere on line, vi farà piacere trovare qualche indicazione stradale...