lunedì 30 novembre 2009

il padrino


Dice che a parlare della Mafia si fa fare brutta figura all'Italia. La mafia non è un problema, ma lo è chi ne parla. Allo stesso modo si svilisce la figura di una nazione criticando il suo leader. Il problema non è quello che fa, ma che lo si vada a raccontare in giro.

Mi adeguo: la Mafia non esiste. È una invenzione della fiction.
Io nulla vidi. Non c'ero, e se c'ero dormivo.
Sono o non sono un patriota?

venerdì 27 novembre 2009

lo sceicco del Dubai


Il funzionamento dell'economia è molto al di la della mia comprensione. Mi dicono che a Dubai sono così ricchi che hanno costruito l'albergo più bello del pianeta, il grattacielo più alto della galassia, l'aeroporto più fico dell'universo. Hanno costruito una spiaggia sintetica con la pista da sci.
"Li vuoi vedere?" No, grazie, non mi interessano affatto, sono un ragazzo dai gusti semplici, io.
Poi mi dicono che adesso non hanno i soldi per pagarli. Bene, penso io, così la prossima volta ci stanno più attenti.
"No guarda, quello che non hai capito è che l'intera economia mondiale può collassare perché loro hanno finito i soldi costruendo i garage".

Fatemi capire: pago io i debiti di Dubai?
Se io avessi acquistato una Porsche Carrera e non avessi i soldi per pagare le rate, ci penserebbe il Dubai? No, perché a Dubai la mia banca, proprio la mia, ha prestato i soldi, mentre a me se ne guarderebbe bene.
È questa l'economia globale? È questo di cui discutono ai G8?

martedì 24 novembre 2009

blogger


Perché una persona normale dedica quotidianamente con entusiasmo il suo tempo ad aggiornare una mezza dozzina di blog senza guadagnarci un soldo?

(a) perché non è poi così normale

(b) perché ama scrivere

(c) per trovare sfogo da una grigia quotidianità che non lo realizza

(d) per comunicare con persone intellettualmente più vivaci della media

(e) perché coltiva la segreta speranza di accumulare abbastanza materiale da cui trarre un giorno il suo "libro" che lascerà una piccola traccia del suo passaggio nell'umanità

(f) tutte le precedenti

mercoledì 18 novembre 2009

ellissi


Gli antichi romani costruirono una quantità di strade che correvano in linea retta dalla città di partenza a quella di arrivo. Tracciate con la riga. Sono la via Appia, la via Flaminia, la via Aurelia, la via Cassia, e tante altre fino, naturalmente, alla via Emilia. Queste strade si sono conservate rettilinee per più di duemila anni. Attraversavano e lambivano campi, paesi, fiumi, case, osterie. Gente.
Almeno fino ad oggi, quando i tecnici dell’Anas hanno cominciato a detestare le linee rette, e a curvarle nella ellittica forma di una fionda che conduca il viaggiatore (cioè l’automobilista, ché altro viaggiatore non è previsto) verso l’autostrada, la tangenziale, la metropoli, la zona residenziale, al massimo il centro commerciale.
C’è stato un tempo in cui partendo da Piacenza si arrivava in linea retta a Parma, e da lì, sempre per linea retta, a Reggio, Modena, Bologna fino a Rimini e il Mar Adriatico. Oggi all’altezza di Fidenza una ellissi circondata da un guard-rail ti fionda dolcemente ma inesorabilmente e senza appello su una tangenziale, che ti conduce comodamente e gentilmente all’autostrada A1.

«Mi scusi, signora tangenziale, c’è un errore»
«Perché, dove sta andando?»
«Ma, non so, a Parma?»
«Dunque io la porto alla A1, l’autostrada del Sole»
«No grazie, vorrei fare la via Emilia»
«Perché? È matto forse? Piuttosto prenda almeno una tangenziale».

Questa più o meno è la filosofia delle strade di oggi: rotte aeree sradicate dal territorio, che ti portano da una città all’altra sorvolando inutili e antiquate «fly-over zone», regioni senza un perché. In città si lavora, in provincia ci sono i quartieri residenziali, tutto il resto serve per trasferirsi, naturalmente con l’auto.

giovedì 12 novembre 2009

cinema #3 : i preferiti


ho provato a mettere “nero su bianco” i miei film preferiti. Un’impresa impossibile, anche perché molti film “preferiti” sono film minori da vedere magari una volta sola, ma gustosissimi, come può esserlo un film con Walter Matthau o Jean Paul Belmondo.
Inoltre me ne sono probabilmente dimenticati una quantità: non sono nemmeno riuscito a creare un minimo di ordine nella lista, che fosse diverso da quello in cui mi sono venuti in mente...
Significativi, invece, il primo e l’ultimo, che sono il primo e l’ultimo capolavoro che ho visto in ordine cronologico, entrambi del mio regista preferito a 18 anni come a 49: Stanley Kubrick.

PS: aggiungete i vostri titoli nei commenti...

Stanley Kubrick: Arancia Meccanica

Billy Wilder: A qualcuno piace caldo
Jack Nicolson: L'ultima corvè
Martin Scorsese: Taxi Driver
Cher: Stregata dalla luna
Harvey Keitel: Smoke
Jim Jarmusch: Dead Man
Quantin Tarantino: Pulp Fiction
Neil Jordan: In compagnia dei lupi, La moglie del soldato
Ridley Scott: Alien, Blade Runner
Ermanno Olmi: L'albero degli zoccoli
Gabriele Salvatores: Marrakech Express, Mediterraneo
Bill Murray: Ricomincio da capo
John Landis, John Belushi: Animal House, Blues Brothers
Woody Allen: Manhattan, Hannah e le sue sorelle (e tutti gli altri)
Jean-Pierre Jeunet: Il favoloso mondo di Amelie
Nicole Kidman: The Others
John Carpenter: La cosa
Cochi Ponzoni, Aldo Maccione: Travolti da cocente destino
Fellini: Amarcord
Pasolini: Il fiore delle mille e una notte
Fernandel, Gino Cervi: Don Camillo
Bertolucci, Marlon Brando, Maria Schneider: Ultimo tango a Parigi
John Milius: Conan il barbaro
Ugo Tognazzi: Romanzo popolare, Amici miei, Venga a prendere il caffè da noi
Claude Lelouch: Un uomo una donna
Spielberg: Lo squalo
David Lynch: Velluto blu
Ingrid Bergman: Il settimo sigillo
Roman Polanski: Per favore, non mordermi sul collo
Dustin Hoffman: Il laureato
Fratelli Coehn: Il Grande Lebowsky, Fratello dove sei (e tutti gli altri)
Clint Eastwood: i Dirty Harry, Un mondo perfetto
Kevin Costner: Fandango
Wim Wenders: Paris Texas
Walter Matthau: È ricca, la sposo, l'ammazzo; Chi ucciderà Charley Varrick
Francis Ford Coppola: Peggy Sue si è sposata
Spike Lee: The Original Kings Of Comedy
i film con Walter Matthau, con Elliot Gould...
i film con Gérard Depardieu, Jean Paul Belmondo, Jean Gabin...
The Rocky Horror Picture Show
Aldo Giovanni e Giacomo: Chiedimi se sono felice

(Un pesce di nome Wanda, Ritorno al futuro, Guerre Stellari, I predatori dell'arca perduta, La febbre del sabato sera...
tutti i film degli anni settanta...
i primissimi film di Renato Pozzetto)

Stanley Kubrick: Eyes Wide Shut

giovedì 5 novembre 2009

Hollywood


Una volta un appassionato di motori fondava la FIAT nella sua officina. Un appassionato di musica troppo stonato per cantare creava una casa discografica e la chiamava “Virgin Records”. Un appassionato di cartoni animati fondava la Disney.
Ai nostri giorni non funziona più così. Non è più un appassionato di musica a decidere di mettere assieme un’etichetta discografica ma se ne occupa un amministratore delegato laureato ad Harvard, che l’anno scorso era a capo di una multinazionale di saponette e l’anno prossimo sarà il CEO di un’azienda telefonica. Lo stesso si può dire per le Major che producono i film di Hollywood (cioè quelli che proietteranno nei nostri cinema e sulle nostre televisioni).
È un meccanismo che spiega tante cose.
La musica ha attraversato gli straordinari anni sessanta e i grandi anni settanta, per poi arenarsi quando la sua distribuzione è diventato mercato per le Multinazionali. Lo stesso può dirsi del cinema, che è passato dai miti degli anni settanta alla foschia di oggi.
Perché? Perché la testa d’uovo che decide non si limita a “registrare” i movimenti artistici che nascono giù in città. No, per lui il pubblico è mercato, e le persone clienti. Esegue ricerche di mercato per scoprire quale musica vuole ascoltare il pubblico, inventa artisti e produttori per creare questa musica, radio per trasmetterla, riviste per parlarne e catene di negozi per venderli.
Quando i dischi non vendono, non gli viene il dubbio di avere sbagliato metodo. Al contrario, crea sistemi di protezione ai dischi (“non vendo perché mi piratano”, pensa); raddoppia i prezzi passando dal LP al CD, e sogna rifarlo inventando un nuovo formato DVD-audio che non una persona all’universo vuole comprare; acquista le stazioni radio e non trasmette altro che i suoi dischi; crea catene di negozi che vendono i suoi dischi; insomma ricorre a tutta l’arroganza del Monopolio.

La stessa sorte è toccata alla settima musa, l’Arte delCinema, che non è più neppure Artigianato ma l’Industria del Cinema. La testa d’uovo indaga quale film possa piacere al “mercato”: il film non nasce più dalla fantasia di uno scrittore, uno sceneggiatore o un regista, ma viene modellato da stampi predefiniti a misura delle indagini di mercato.
C’è spazio solo per tre o quattro modelli prefabbricati a cui adattare la forma del nuovo prodotto e lo sprazzo di fantasia è concesso solo ai primi venti minuti del film.

Sceneggiatura: ho un film su una ragazza madre che fa la lap dance in un night club. Bello spunto, è interessante scavare nelle motivazioni di una ragazza che per sbarcare il lunario balla nuda, e sbirciare la sua vera vita dietro alle apparenze. Macché, cosa avete capito: la ballerina assiste ad un omicidio e l’assassino cercherà di farla fuori, i poliziotti non le danno retta tranne uno a cui a un certo punto tolgono il distintivo. Arrivano nell’ordine: il finale d’azione, il colpo di scena, e il tutti felici appena prima dei titoli di coda.
Sceneggiatura tipo B: è il film sulla mafia italo americana con De Niro o Al Pacino o Joe Pesci.
Tipo C, il complotto politico ai danni (oppure ad opera) del presidente degli Stati Uniti (con Gene Hackman, che fa il Presidente o il Cattivo o il Presidente cattivo).
Tipo D: i due professionisti di New York oppure (in alternativa) di Los Angeles (a NYC lui è George Clooney, ad LA è Richard Gere) che si odiano ma poi si innamorano, poi succede una cosa che lei lo odia, allora lui le fa un “discorso” in pubblico sui buoni sentimenti allora si amano.
Il tipo E , molto in voga fra i teen: c’è un cacciatore di vampiri, oppure un cacciatore di lupi mannari, oppure un cacciatori di alieni, oppure un cacciatore di giapponesi, oppure un cacciatore di terroristi, oppure un cacciatore di nazisti (o se proprio siamo alla frutta un cacciatore di uno psicopatico che prima di uccidere gli telefona per dargli un indizio e poi alla fine vuole uccidere sua moglie che è rimasta in casa da sola) che si sparano e si tagliuzzano per tutto il film fino alla scena finale con il colpo di scena (il cattivo non era morto morto, si rialza ma comunque poi lo ammazzano meglio).

Schemi di film che non mettono a disagio lo spettatore che va al cinema al sabato sera, con parti che non solo ha già visto ma, per maggiore sicurezza, sono recitate anche dagli stessi attori. Così siamo sicuri che anche il pubblico più ritardato capisca.

Non c’è spazio per il cinema alternativo. Se per errore riesce a intrufolarsi con successo un film “diverso” gli si crea un sequel che riprenda le regole d’oro.

E il Cinema Italiano? Ancora più semplice, gli schemi si riducono a due o tre: il format con gli interpreti isterici, già girato per la tv; il film dell’agenzia di viaggi per le vacanze estive ed invernali; la pubblicità del mulino bianco, tagliata a filo per la nomination.

Se c’è “crisi” si lasciano chiudere i cinema indipendenti e si aprono multisala all’interno di centri commerciali, e non si proietta altro: prendere o lasciare.
Stessa logica per la pubblicazione dei DVD: se vuoi vedere “Venga a prendere il caffè da noi” con Tognazzi ti attacchi al tram, però c’è Die Hard da I a IX in omaggio con il videoregistratore.
I film sono già girati anche per essere venduti alle TV, sono sicuro che seguano tempi preconfezionati studiati per gli spazi pubblicitari. Anche per la pubblicità non c’è problema, le riviste di cinema appartengono al distributore, e quotidiani e telegiornali non parleranno che del film (non si chiama barare ma pubblicità redazionale) e delle “polemiche” preconfezionate ad hoc dall’ufficio stampa.