Una domenica di mezza estate, da solo: l'estate quella vera, con l'afa, il sole a picco e le cicale...
Mi metto in moto all'orario sbagliato e senza un costrutto, tanto che invece di cercare il fresco delle colline, a pranzo mi ritrovo nella piatta Pianura Padana, lungo il Po, ad un ristorante con un pergolato lungo il grande fiume. Il cielo è bianco per l'umidità, le cicale friniscono assordanti, la coscienza si assopisce mentre i camerieri si danno un gran da fare per servire le famiglie in gita. Di fronte ad un profumato piatto di gnocchi al pomodoro, anche non volendo non posso fare a meno di origliare i discorsi e le vite degli altri.
Da qualche parte dietro di me un bambino deve aver mangiato la videocassetta di un cartone animato che racconta di una banda di animali dello zoo in fuga su un'isola africana, e la recita in modo fedele battuta per battuta. Ad un altro tavolo due coppie che hanno fatto conoscenza al mare, immagino in qualche villaggio turistico, si sono già dati appuntamento qui oggi. Due fidanzati si sorridono. Indossano le stesse ciabatte di gomma, azzurre e bianche. Se sono sposati, sembrerebbe un matrimonio riuscito.
Una nuora rassegnata accompagna al bagno la suocera con la cataratta, che teme un gradino nascosto.
Bevo il caffè, rinuncio a chiudere la giacca e inforco la moto. Davanti ai miei occhi l'immagine di un viale deserto tremola per il caldo. È un momento così suggestivo che invece di fuggire la canicola, mi butto per le piccole strade comunali della bassa, attraversando paesini dimenticati con lunghe strade di casette rosa, azzurre, bianche. Ogni tanto incontro una bella villa di inizio novecento lasciata andare in rovina; fioriscono invece orribili casette bifamiliari da geometra. Beata ignoranza.
Dovrei essere malinconico, ed invece mi sembra di essere felice. È grave?