Quando mia figlia andava all’asilo, l’asilo era proprio di fronte a casa nostra. Ci eravamo inventati un gioco: ci raccontavamo quanto sarebbe stata lunga la strada per arrivarci, e che cosa avremmo incontrato sul nostro cammino. Ponti, valli, monti. Le sette colline fatate, le sette cascate. Fiumi, laghi, mari. Avremmo certamente dovuto procurarci una barca. Ogni mattina, uscendo, ci raccontavamo cosa avremmo dovuto superare per arrivare. Era un gioco divertente, ma molto breve, perché l’asilo compariva subito davanti ai nostri nasi.
In Marzo avevamo fatto un’aggiunta. Uscendo di casa, ci chiedevamo se la Primavera fosse arrivata.
Uscivamo, annusavamo l’aria speranzosi, ma no, ogni mattina l’aria era quella fredda e asettica dell’inverno.
Ogni mattina uscivamo:
«Sarà arrivata la Primavera?»
«Annusiamo!»
«No, ancora non c’è. Si sarà attardata per strada. Magari, addirittura, si sarà persa!»
Fino a che, una mattina, annusando, ci sorprendemmo: l’aria era tiepida e profumata, sapeva di fiori, di sole e di felicità.
La Primavera alla fine era arrivata. All’improvviso.