martedì 1 maggio 2012
1° Maggio
L'uomo sarebbe anche un animale piuttosto fortunato, perché a differenza degli altri non deve passare la maggior parte del proprio tempo a guardarsi attorno con apprensione per scorgere in tempo qualche carnivoro che se lo vuole mangiare. E nemmeno passare la maggior parte del tempo a guardarsi attorno per scorgere qualche erbivoro da mangiare. Se guardiamo nella storia, di gran lunga la maggior parte degli uomini è stata uccisa non da animali ma in guerra da altri uomini. Il più grande pericolo per l'uomo è sempre stato l'uomo.
Dovremmo essere grati di vivere in un periodo storico tutto sommato tranquillo, perlomeno nell'emisfero occidentale. Dovremmo, se non fosse che questo si è trasformato nel periodo più disumamizzante della storia (e preistoria) dell'umanità. L'uomo, come si sa, è un animale sociale, cioè è fatto per vivere in società. In ogni epoca l'uomo era inserito in un gruppo sociale con un proprio ruolo personale, che grosso modo coincideva con il proprio lavoro. L'uomo era medico, farmacista, parroco, sindaco, droghiere, oste, contadino, operaio. Era anche marito, moglie, padre, madre, figlio, moccioso, ragazzo, giovanotto, adulto, anziano. L'anziano era la memoria del suo gruppo sociale: quando tutti stavano seduti in cerchio nell'aia della fattoria dopo cena, oppure sulla sedia sull'uscio a salutare gli amici che passano era lui a rievocare la memoria del gruppo. Oggi l'anziano è diventato un problema, che occupa una casetta (di cui è di solito prigioniero, al quinto piano senza ascensore e con l'artrosi) che sarà meglio destinata alla sua dipartita, e deve essere accudito nella lunga agonia della sua vecchiaia medicalizzata. Perché in questa società la vecchiaia non è più un'età fisiologica del ciclo della vita, ma è diventata una malattia. Dell'anziano se ne deve occupare la USL e non i figli ed i nipoti che hanno già i loro bei casini, la sua pensione se ne va abbondantemente nella badante che lo accudisce senza capirne nessure la lingua, e come malato di vecchiaia deve essere visitato dal medico che è tenuto ad ingozzarlo di farmaci. Perché l'anziano costituisce anche, per inciso, la maggior fonte di guadagno delle multinazionali del farmaco che su di lui concentrano gli antiipertensivi e gli ipocolesterolimizzanti, sulla base di studi magari non specifici ma che a lui vengono comunque applicati. Fosse solo l'anziano, pazienza, tanto è rincoglionito e non ha ancora neppure capito come si leggono gli sms. È che per nessuno esistono gli spazi in questa moderna e rassicurante società. Una volta lo scioperato stava al bar, la cui fauna rappresentava un forte gruppo sociale, quello dell'osteria italiana o del bistrot francese o del pub inglese. Oggi l'habitat umano non prevede più neanche fisicamente gli spazi fisici di aggregazione. Non si vive più attorno alla piazza, ma in quartieri residenziali, cioè quartieri dormitorio che si raggiungono alla fine della giornata in tram, in metropolitana, in malandati vagoni trenitalia o sulle utilitarie (o sui SUV) imbottigliati nel traffico delle tangenziali. Giunti a casa si spranga la porta e si accende la TV, che ci è somministrata come il nostro nuovo gruppo sociale, dove programmi sponsorizzati dalla pubblicità delle multinazionali raschiano il fondo del barile della idiozia, fino al momento di infilarsi stracchi morti a letto per svegliarsi il mattino dopo per percorrere il percorso inverso dagli stabulati all'opificio: sa molto di animali da macello chiusi in stalla. Ed infatti si è spinti a muovere il corpo flaccido in un diverso stabulato, la palestra, dove è impressionante vedere la gente correre su tappeti che rotolano con cuffiette ficcate nelle orecchie per ascoltare quello che viene trasmesso dagli schermi televisivi appiccicati alle pareti. Roba che fa di Huxley ed Orwell degli illusi…
Stiamo diventando animali umani cresciuti dalle aziende come forza lavoro e parco consumatori.
Lavoro… ad avercelo. Si è passato il XX secolo ad ottenere le conquiste sociali, il I Maggio, la giornata divisa in otto ore per lavorare, otto per dormire e otto per lo svago; i sindacati; la sicurezza; la dignità… perché il lavoro va retribuito, questo è il principio su cui si basa la civiltà occidentale. Poi arrivano le multinazionali che delocalizzano il lavoro in paesi dove questi diritti non ci sono. Producono gli oggetti (che vendono a noi) in paesi dove lavorano gli sfruttati, gli schiavi, i bambini, i bambini schiavi. E per il legislatore è ovviamente assolutamente lecito che le aziende possano far produrre dagli schiavi d'oriente o del sud del mondo, e nessuno che proponga il contrario, perché come ci spiegano la Cina potrebbe un domani essere un grande mercato per l'occidente.
La Cina? Acquisterà prodotti italiani? Sono scemi secondo voi? E cosa acquisteranno, dal momento che tutta la tecnologia e la meccanica la producono ormai loro? Probabilmente ciabattine fatte a mano e borsette di paglia intrecciata, l'unica cosa che fra dieci anni produrremo in questo paese.
Intanto il messaggio è che se vuoi un lavoro devi essere un po' più ragionevole, devi venire incontro al padrone buono, alla multinazionale buona, al CEO buono che lui vorrebbe ben volentieri darti un lavoro ma devi insomma essere conveniente almeno quanto il bambino asiatico: lascia perdere la storia dei diritti sul lavoro (quelli riguardano ormai solo la dirigenza).
Temo che siamo arrivati al capolinea. Non avrei mai creduto di dirlo nell'arco della mia vita, ma aveva ragione Carletto Marx: il Capitalismo è finito. Mi pare che ci restino due prospettive. Da una parte quella di disumanizzarci in schiavi del XXI secolo per costruire le piramidi ai nuovi faraoni. Dall'altra tornare indietro al bivio dove abbiamo sbagliato strada. Tornare alla società costruita attorno alla persona, così come accadde nel Rinascimento dopo un Medioevo tutto costruito attorno a Dio ed alla sua gerarchia. Io credo che dovremmo tornare alla dimensione umana, a paesi e città costruiti per essere vissuti dalle persone, città organizzate in quartieri autosufficienti e non a dormitori attorno ad un centro, lavoro organizzato localmente, negozi, cibo artigianale a km zero e non industriale, prodotti che non si spostano nei container. Un lavoro retribuito non troppo poco e neanche troppo (come quello di certi dirigenti statali messi dal partito della sinistra che vengono pagati senza vergogna come venti operai).
Potrei arrivare a rinunciare al mio iPhone costruito in Cina se Olivetti producesse uno smart phone ad Ivrea (sì ma non facciamo scherzi: niente Windows mobile, grazie)!
E centri di aggregazione, in cui si trovino i ragazzi, e le persone. Ogni paese ha un posto bello, un castello, un palazzo comunale: mettiamolo a disposizione della gente, per trovarsi, per fare ed ascoltare musica, per fare cose anziché spegnere il cervello a guardare la TV. Mettiamoci il CAI, mettiamoci attività sportive non competitive, mettiamoci l'arte, mettiamoci la cultura, mettiamoci cose che insegnino ai giovani ad essere sociali e non antisociali. Ricreiamo la dimensione locale, torniamo a conoscerci.
Torniamo ad essere persone con il diritto alla felicità e non forza lavoro o consumatori. Ce la facciamo a salvare ancora una volta l'uomo dai nuovi nobili e notabili, papi re imperatori banchieri?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento