Questo Sesso è una cosa complicata, soprattutto per il fatto che essendoci dentro fino al collo, abbiamo una visione limitata del suo orizzonte. Possiamo descrivere con una certa obiettività il comportamento sessuale del moscerino della frutta, ma quando arriviamo al comportamento nostro è tutto un altro paio di maniche.
Premessa essenziale per parlare seriamente di Sesso è chiarire il luogo comune che vuole che all’uomo piaccia far sesso come “un animale”. Gli animali non fanno Sesso: gli animali si accoppiano al fine di riprodursi. Nel mondo animale la femmina si accoppia quando è fertile, cioè durante l’estro (e il maschio, va da sè, si adegua). Gli animali non provano attrazione fisica reciproca in periodi diversi da quello della fertilità; quando la femmina ovula percepisce l’onda ormonale ed emette segnali di qualche tipo (visivi, olfattivi…) che irresistibilmente richiamano i maschi della sua specie, con modalità del tutto differente fra animale ed animale: per esempio la gatta la da a tutti i gatti, mentre per animali rissosi come i rinoceronti è questione di chi vince la lotta a cornate fra i maschi, o per gli elefanti è un privilegio del capobranco. Badate che per il maschio l’accoppiamento è un richiamo irresistibile, che neutralizza persino all’istinto di sopravvivenza, ma è limitato a quel preciso istante. Ed in nessun caso il rapporto sessuale stesso è oggetto di fantasia o di particolare elaborazione. Si tratta di portare il seme maschile a contatto dell’ovulo femminile, sic et simpliciter.
Per gli umani è tutta un’altra storia: né la femmina né il maschio sono al corrente dell’attimo in cui la femmina è fertile, che è un momento limitato a poco più di 24 ore nell’arco del mese lunare. Diciamo, considerata anche la durata dello spermatozoo oltre che quella dell’ovulo, decisamente meno di trenta giorni in un anno solare, cioè su 365. Non solo il maschio e la femmina di uomo non sanno quando l’accoppiamento è fertile, ma nella maggior parte dei casi se lo sapessero si asterrebbero dal praticarlo proprio quel giorno...
La spiegazione del nostro singolare comportamento sessuale viene dai nostri geni, cioè, in altri termini, è stato determinato dal nostro percorso evolutivo. Ora in Italia l’”evoluzione” a scuola non si studia (si sa, da noi siamo ancora creazionisti, e mi meraviglio che sia stata accettata in linea di massima quella cosa del sole e dei pianeti) e al di fuori dei medici e forse dei biologi nessuno ha un’idea chiara di cosa l’evoluzione in effetti sia. Senza dedicare un altro post al riguardo, basterà chiarire che non c’è nulla di finalizzato nel percorso evolutivo. Non si tratta, come molti immaginano, di un percorso a forma di piramide dove una volontà superiore (madre natura?) elabora un progetto partito come ameba e che si trova ad essere perfezionato nell’essere umano, come pensavano i nazisti. Nè tanto meno l’evoluzione ha la forma opposta, ad albero e foglie, dove da una semplice forma di vita si giunge ad un massimo di differenziazione. La via evolutiva assomiglia piuttosto ad un nastro, un tapis roulant: l’evoluzione consiste semplicemente nell’adattare le forme di vita a quella che si definisce una nicchia ecologica, cioè ad uno spazio esistente in un preciso momento in un preciso ambiente. Due specie diverse non condividono la stessa nicchia ecologica. Quando succede, la meno adatta è destinata ad estinguersi, come i marsupiali in Australia all’arrivo dei mammiferi. Non c’è un disegno dietro a questo adattamento; semplicemente le specie presenti in un certo momento (anche ora, per esempio) sono i discendenti di specie che hanno avuto le caratteristiche adeguate da permettere loro generare abbastanza figli da non estinguersi.
Prolificare non è di per sè una cosa buona o cattiva. Semplicemente, per dirla alla Monsieur de La Palisse, noi siamo i figli di chi ha generato.
Per esemplificare: poniamo che si ci fossero uomini che temevano il buio ed altri che ne erano indifferenti, se non attratti. I primi non erano né meglio né peggio dei secondi, e non si sono divertiti né più né meno degli altri. Non ci sono discorsi etici al riguardo: semplicemente chi aveva paura del buio, di notte stava al riparo nelle grotte, magari protetto dalla luce dei fuochi, e perciò è stato mangiato meno dai leoni, ha avuto più possibilità di riprodursi e noi oggi siamo i discendenti di chi era intimorito ieri dal buio. O dai serpenti. O di chi faceva pazzie per avere un rapporto sessuale con un essere umano del sesso opposto.
Chiusa la parentesi evolutiva, resta da chiarire perché gli umani facciano Sesso mentre gli altri animali si limitino a riprodursi. La spiegazione sta nella complessità delle mente umana; il nostro atout evolutivo è l’intelligenza, ma l’intelligenza per svilupparsi ha bisogno di molto tempo. Diciamo che fino ai sedici anni il cucciolo d’uomo è piuttosto indifeso ed ha bisogno delle cure di una famiglia per potersi sviluppare, al contrario di altri animali dove la dipendenza dai genitori dura minuti, giorni o al massimo un anno. Una famiglia composta da un padre che insemina la madre e poi l’abbandona gravida al suo destino, ha conosciuto un successo evolutivo più scadente di quella dove un maschio andava a cacciare ed invece di tener per sè il pur scarso bottino, lo portava a casa per nutrire la femmina e la prole. Gli esseri umani di oggi sono i figli secondo tipo familiare descritto, e ne hanno ereditato i geni ed il comportamento. Dal punto di vista evolutivo era necessario che qualche cosa invogliasse però il maschio a questo comportamento, in apparenza svantaggioso in tempi brevi - e si sa che i tempi brevi hanno sempre il loro fascino, prendi ad esempio il piacere che traggono i fumatori dalla sigaretta.
In evoluzione non vengono creati software (comportamenti) ed hardware (organi) dal nulla, ma si modificano attrezzature pre-esistenti. Per esempio: la nostra mandibola, che abbiamo ereditato dai nonni rettili, è derivata dalle branchie dei pesci. A noi non servivano branchie, ma una mandibola per masticare ci faceva comodo. Allo stesso modo l’evoluzione si è inventata (per modo di dire) il Sesso, mutuandolo dall’accoppiamento sessuale.
Cos’è questo Sesso? Il desiderio irresistibile di accoppiarsi svincolato da quello di riprodursi, con tutto il teatro che ne deriva, dalle dimensioni del pene alla durata, apparentemente inutile, dell’atto. Con l’invenzione del Sesso, il maschio umano non andava più in cerca di passera disponibile di tanto in tanto, ma la cercava ogni giorno alla sua compagna. Che non gliela forniva ogni 28 giorni (meno i periodi di gravidanza ed allattamento, che in natura fanno tre anni), ma un tantino più spesso. Dal momento che, come ho spiegato sopra, non c’è un disegno né un fine dietro questi progetti ma si tratta semplicemente del frutto di innumerevoli “casi”, questa deriva del sesso dall’accoppiamento ha portato a una notevole differenziazione di comportamenti, di gusti e di preferenze nel nostro appetito sessuale. È noto che i gusti sessuali sono estremamente variegati, e ciò che piace ad uno non è quello che piace ad un altro. Ricordo di un amico che nell’adolescenza andava in cerca di film pornografici “con le mutande” (in sessuologia questo comportamento si chiama feticismo). Era l’unico fra tutti noi e nessuno scambiava cassette con lui. Nemmeno in cucina ci sono altrettanti gusti come nel caso del sesso: feticismo, esibizionismo, voyeurismo, gerontofilia, sado-masochismo, urolagnia, coprofilia... (de gustibus). In sessuologia una volta una attrazione diversa da quella della pura penetrazione era definita “spostamento dell’oggetto sessuale”. Persino il seno, lo dico per amor di tesi, avrebbe potuto essere uno spostamento rispetto all’attenzione verso i genitali (al limite). Il sesso orale non era considerato in civiltà precedenti, e quello anale è da sempre stato considerato contro natura.
Questo è tutto per quanto riguarda le basi scientifiche. Ad un prossimo post la descrizione di cosa fanno gli umani per inventarsi qualche modo di accoppiarsi. Per le domande, il Professore risponde nei commenti.
1 commento:
Scusa, solo una precisazione.
Sei sicuro che il tuo amico feticista fosse durante l'adolescenza?
Mi pare che le videocassette in Italia sono arrivate alla metà degli anni 80, quindi un bel po' oltre la nostra adolescenza
Per il resto complimenti per il post, dopo l'approccio scientifico aspetttiamo il seguito
Ciao
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