venerdì 24 aprile 2009

erano aaaanni



"Erano aaaanni che non mi divertivo così" 

Si celebrano i vent'anni di uno dei rari film italiani generazionali: Marrakech Express. Un film che raccontava di noi trentenni di allora (noi che oggi siamo approdati ai cinquanta). 
C'è un modo migliore di festeggiarlo che con un viaggio a Marrakech (o quasi) ? Il viaggio in moto in Marocco è un mito per i motociclisti, ma non si può fare in meno di quindici giorni. Ma con una settimana a disposizione si può comunque ripiegare sulla più vicina Tunisia. 
Così ho colto l'occasione, messo a punto la moto, preso le ferie e mi sono iscritto
 allo Stelvio Ride in Tunisia per il ponte del 25 Aprile. E quando sono stato avvisato che il Ride era spostato all'autunno (per carenza di iscrizioni: per forza, è stato organizzato praticamente in gran segreto!) ormai l'energia era tanta che, dopo una breve ricerca sul web, mi sono aggregato al tour della Tunisia organizzato negli stessi giorni da Motorrizonti. 
Sabato caricherò la moto, prenderò la Val Trebbia fino al Porto di Genova e poi via su un cargo per la Tunisia (ok, un traghetto veloce...). Montagne del sud, deserto del Sahara. 
Appuntamento su questo blog. Se fra dieci giorni non leggete niente, venitemi a cercare. 
Come in Marrakech Express.

martedì 21 aprile 2009

Grandeur


Intendamoci: io amo la Francia e conservo il ricordo di un paio di lunghe vacanze in cui ho toccato località bellissime come Alsazia, Normandia, Bretagna, Loira e Camargue, Porquerolles, e che ho anche immortalato in un film (no, non novelle vague). Amo gli attori francesi di una volta (Jean-Paul Belmondo, Alain Delon, Gérard Depardie, Jean Gabin, Yves Montand, Philippe Noiret, Jean Louis Trintignant, e perché no, Fernandel, Louis De Funes e Jean Reno...), e Georges Simenon è uno dei miei scrittori preferiti.

Inoltre non sono certo l’italiano che all’estero cerca di mangiare spaghetti. Anzi ho un dono tutto alla Zelig di trasformarmi nello spazio di tre giorni in un nativo: in vita mia sono stato a pieno titolo un francese, un irlandese, un austriaco, un inglese, un marinaio, un montanaro, e naturalmente Gaetano o’mericano. In Francia ho mangiato da francese, con tutta la migliore volontà: dopo le prime delusioni mi sono detto che probabilmente per mangiar bene in Francia bisogna spendere molto. Ho comprato la guida michelin, e ho seguito prima la pista dei migliori locali con rapporto qualità / prezzo (li segnano in rosso), poi quelli più costosi. Sono stato sfortunato: non sono mai riuscito a mangiare in modo memorabile e questa famosa grande cucina francese resta per me un mistero irrisolto. La miglior novelle cuisine l’ho assaggiata all’Osteria del Teatro a Piacenza. Ma mai che le oche, i conigli, le cozze e le vongole che in Francia mi hanno messo nel piatto, sempre coperti in abbondanza da panne, salse e creme a nasconderne la (bassa) qualità, mi abbiano smosso entusiasmo. Porto come eccezione il ricordo di una tartare di manzo a Parigi e i formaggi un po’ ovunque.

Ho elaborato una mia teoria: che la cucina francese rappresenti la grande cucina per motivi storici, quando i cuochi di corte dopo la rivoluzione si misero in proprio e aprirono raffinati ristoranti mentre nelle altre nazioni ancora si mangiavano topi.
Un po’ come la lingua italiana, che è toscana perché i toscani sono stati i primi a parlarla mentre oggi sono gli unici che non lo fanno.

Ma Alsazia, Normandia, Loira e Camargue, Provenza, Porquerolles, Bretagna e Borgogna sono comunque bellissime.

martedì 14 aprile 2009

Giorno di festa


Le mie feste preferite sono quelle dalle radici pagane, le feste in relazione con le stagioni e con il ciclico rinnovarsi della vita. Feste da festeggiare nell'intimità del proprio animo piuttosto che nel consumismo mondano.

Se "ciclo" deve essere, allora si inizi con l'inizio dell'anno. Con tutta evidenza l'anno nuovo non inizia il primo gennaio, giornata esattamente identica al 31 dicembre, non fosse che per un poco di mal di testa da cattiva digestione, soprattutto da alcolici. Alle nostre latitudini di paese mediterraneo l'anno termina con luglio, resta sospeso in agosto, e inizia di nuovo il primo di settembre. Ai tempi della scuola avrei detto il primo ottobre, ma oggi anche la scuola non inizia più in ottobre. Naturalmente non c'è niente da festeggiare in un nuovo anno che arriva ed un altro anno che se ne va, lasciandoci un poco più vecchi. Ed anche per quello che riguarda le grandi aspettative per l'anno nuovo, l'esperienza ci avrà bel insegnato qualche cosa... Dunque, primo settembre anno nuovo, ma senza festa.

L'inverno bello, quello della prima neve e della mitologia, si festeggia all'altezza del solstizio. Direi, data l'importanza della festa, dal 13 dicembre Santa Lucia al 25 dicembre giorno di Natale, con un eco fino al 31 dicembre e all'epifania, che tutte le feste si porta via.

L'inverno di gennaio è invece freddo, interminabile e noioso. La prima voglia di festa è rappresentata dai tre Giorni della Merla, il 29, 30 e 31 gennaio, che essendo secondo la tradizione i giorni più rigidi dell'anno rappresentano anche il traguardo, il punto di non ritorno oltre il quale si comincia ad attendere l'arrivo della primavera e dei giorni più caldi. Più precisamente dalla Candelora, 2 febbraio.

Pasqua è la festa della primavera, della rinascita, della speranza. La stagione più bella dell’anno e della vita (e la più rimpianta). Ma il bello è che ritorna tutti gli anni. Come l’alba segue sempre alla notte, la primavera segue sempre all’inverno. Chissà che anche una nuova vita non segua a questa.
Pasqua è la festa della rinascita e della speranza, e non a caso a caso si festeggia la risurrezione. Significativamente cade la prima domenica (giorno di Dio) dopo la prima luna piena dopo l'equinozio di primavera, il giorno dal quale le ore di buio diventano meno di quelle di luce. da quel momento si esce dalla stagione buia e fredda, l'inverno per entrare nella assolata e calda primavera.
Pasqua è il sabato del villaggio, e come tale la festa più bella dell'anno (anche se poi va spesso a finire che piove).

Il primo maggio è la festa del lavoro, che va festeggiata nel suo significato originale, quello che ci ricorda che la nostra giornata quotidiana è composta di lavoro per non più di otto ore, riposo per non meno di otto e infine di otto ore dedicate a noi stessi. A ricordarci che la felicità deve essere quotidiana. Anche il primo maggio è una festa antichissima, celebrata in epoca pre-cristiana come festa dei fiori, inizio dell'estate, festa di Walpurgis per i Vichinghi e inizio del mese di Maria per i Cristiani (e non va dimenticato che Maria, Nostra Signora, è perlomeno in tutta europa la Dea della Fertilità, divenuta madre di Cristo per sincretismo).

L'estate si festeggia la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, quando è fatto obbligo ad ogni persona con un minimo di poesia nel cuore di andare a cercare una vetta da dove scrutare il cielo e godere del magico spettacolo della pioggia di stelle cadenti. Un avvenimento che ci fa sentire al tempo stesso così piccoli nell'universo e così importanti da vivere sotto un cielo così bello.

Manca qualche festa? Fosse per me, festeggerei la Presa della Bastiglia (14 luglio), come festa della Rivoluzione e dell'Illuminismo, a ricordarsi di restare sempre un po' rivoluzionari, e di non dimenticare dell'importanza dei diritti civili conquistati a fatica da qualcuno prima di noi. È ben vero che in quel giorno io lavoro, ma per una fortunata coincidenza la festa del patrono della mia città si tiene pochi giorni prima, il 4 di luglio, che oltreoceano è anche la Festa dell'Indipendenza di una nazione la cui anima poggia proprio sui principi dell'Illuminismo. Così non mi manca occasione di festeggiare anche la Rivoluzione.

Resta il compleanno. Ognuno ha il suo, un po' chiassoso, più o meno festeggiato. Ma siccome ad ogni compleanno mi ritrovo di un anno più vecchio, va a finire che quello che mi piace celebrare, per qualche istante dentro di me nel momento in cui me ne ricordo, è la più modesta ricorrenza dell'onomastico, che nessuno mai si ricorda di augurarci. 


giovedì 2 aprile 2009

Genova


"Io per il lavoro che faccio viaggio molto
e una volta sono stato anche a Genova...
...io quando vado a Genova vado da solo
e gli altri non ho piacere che vengano a Genova con me.
Quella volta sono andato in moto e non c'era neanche il sedile di dietro.
A Genova ho incontrato un signore che con un giro di parole
mi ha fatto capire che a Genova c'è il mare".

(Cochi & Renato)

In vita mia a Genova sarò stato un centinaio di volte. Di solito di passaggio: o al porto, in procinto di imbarcarmi per la Corsica, o diretto alla Riviera di Levante o, meno spesso, di Ponente; o verso Recco a mangiare la focaccia, o ancora diretto all'Acquario. C'è stato un periodo in cui mi ritrovavo così spesso all'Acquario che ormai chiamavo i pesci per nome. Di battesimo.
Una volta a Genova ho visto Bruce Springsteen.
Genova la attraversi lungo la sopraelevata, da cui intuisci la sorprendente bellezza della città, ma ciò nonostante non sospetti un fascino che possa rivaleggiare con Roma, Firenze o Venezia.

Anche in questa occasione sono partito per Genova diretto all'Acquario; si sa che la domenica non è la giornata consigliata per una gita di relax all'Acquario di Genova, ma ero vincolato da una promessa fatta a mia figlia, così che non è che avessi da scegliere. Partenza intelligente in orario antelucano, immaginavo di arrivare al mare ad "aprire la città", così che ci sono rimasto male a trovare la coda per i biglietti. Niente comunque in confronto a quanto sarebbe stato da li ad un paio d'ore...
Non c'è niente di più bello di vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino, e guardare la vasca degli squali, o dei delfini, dei pirañas o dei pinguini attraverso gli occhi di una Carolina di sei anni è un divertimento dimenticato da noi adulti... così come un giro turistico del Porto, specie dopo un'abbuffata di quella focaccia unta dalla morbidezza e dal sapore così inimitabili che da sola meriterebbe alla città il titolo di Capitale d'Italia.
Ma la parte straordinaria è venuta dopo la sbarco, con una passeggiata così inaspettata che ancora ne avverto il sapore visionario come l'avessi vissuta in un sogno: dal Porto Vecchio ai carruggi della città, con colpi di teatro come quando da un vicolo stretto, buio e malandato all'improvviso ti trovi ad ammirare vie e palazzi di una suntuosa bellezza come via Garibaldi con il Palazzo Rosso ed il Palazzo Bianco. Mentre a pochi metri corre parallelo il budello di via Maddalena, con i tanti locali etnici e, nomen omen, le tante prostitute sbarcate da ogni angolo del mondo. Una passeggiata per l'intrico delle strade del porto è più evocativa ed eccitante di un viaggio nei sobborghi di Cuba e di uno nello sfarzo di Parigi al medesimo tempo. Una scoperta dopo l'altra, come le piastrelle della trattoria economica da Maria nel ripido vico Testadoro, su cui sono appesi non solo i menu ma anche i commenti, come "minestrone buonissimo", o il lusso della Suntuosa Piazza de Ferrari, che ci ricorda che Genova fu una delle Capitali del Mondo. E carrugi dai nomi evocativi come via del Campo e vicolo della Rosa.



mercoledì 1 aprile 2009

pesce d'Aprile


Un bellissimo pesce d'Aprile: dopo un inverno infinito, con tanta neve e tanto freddo, quando finalmente spunta il sole della primavera, ecco di nuovo una pioggia fredda e fitta, ed un tempo novembrino.
Un grande scherzo, davvero buffo, molto divertente.

domenica 8 marzo 2009

il sabato del villaggio


La donzelletta vien dalla campagna 
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.

Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo. 

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno. 

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave. 

sabato 21 febbraio 2009

Mardi Gras


Il martedì grasso è l'ultimo giorno della settimana di carnevale e, per i cattolici, il giorno degli ultimi bagordi e pasti “grassi” prima della quaresima pasquale. Seguiranno il mercoledì delle ceneri e i quaranta(quattro) giorni di digiuno e penitenze della quaresima (che a occhio ricorda un po' il ramadan) fino alla Pasqua, festa delle resurrezione.
Nonostante la Pasqua cristiana celebri una ricorrenza, non cade sempre nello stesso giorno, ma nella domenica successiva alla prima luna piena che segue l'equinozio di primavera.
A parte il fatto che la Pasqua cristiana trae origine dalla precedente Pasqua ebraica (che celebra l'esodo del popolo di Israele dall'Egitto), lo stretto legame con i cicli della luna e del sole la mettono in evidente relazione con una celebrazione pagana.
L'equinozio di primavera (21 marzo) è infatti il giorno in cui la durata del giorno è finalmente uguale a quella della notte: da quel momento si esce dalla stagione buia e fredda, l'inverno per entrare nella assolata e calda primavera.
L'abitudine di assorbire le festività delle culture e delle religioni precedenti prende il nome di sincretismo ed è stato utilizzato largamente dalla giovane chiesa di Roma -- ma anche dai romani pre-cristiani, se gli dei della Roma antica sono gli stessi dei dell'Olimpo. Molti dei primi santi hanno nomi di derivazione pagana, come Santa Brigida d'Irlanda, che prende il posto della celtica Brigida, o il culto di Notre Dame in Gallia che prende il posto della dea della fertilità. Una posizione che oltre di sincretismo fu spesso anche una necessità dei popoli a cui dopo il decreto di Teodosio del 392 fu proibito il culto di religioni diverse da quella cristiana (nemmeno ottant'anni dopo che i cristiani avevano ottenuto per sè la libertà di culto).
Martedì grasso è l'ultimo giorno del riso e dello scherzo, l’ultimo giorno in cui è consentito venir meno alle gerarchie per mascherarsi da qualcuno che non siamo.
Pasqua è una festa pagana molto cristiana. Carnevale una festa cristiana molto pagana.

Carnevale quest'anno è arrivato troppo presto. Il tempo è freddo, il sole è basso, e non è ancora il momento di chiamarci fuori dall'inverno. I bimbi sono in costume ugualmente, ma a noi grandi, seri e seriosi, la stupidità del carnevale non diverte più. Quando al mercoledì (delle ceneri) prendeva inizia la quaresima, questo martedì era il martedì grasso perché bisognava dare fondo alla dispensa, e alla follia. Non sentiamo più il carnevale perché ormai ogni giorno licet insanire, ed io potrò liberamente scrivere le mie stupidate sul blog anche nei prossimi quaranta giorni.

mercoledì 18 febbraio 2009

ricordi di seconda mano


Ho letto in un’intervista questa frase: “di mio padre ho solo ricordi vaghi, perché è morto quando io avevo solo sei anni”.  
Sono parole che mi hanno turbato, non perché non mi senta bene o abbia qualche motivo speciale di dubitare della mia sopravvivenza, ma perché mi hanno fatto riflettere su quanto poco riescano ad andare indietro i miei ricordi. Il primo ricordo strutturato che ho è di quando avevo sei anni. Stavo giocando “al giornalaio” con una pila di riviste lasciati in fondo alle scale della amata casa di Santimento, quando improvvisamente arriva mio padre per annunciare che è nata Alessandra, la sorellina. E io che sento le lacrime colarmi lungo il viso per l’emozione, senza che possa trattenerle, anche se non afferro fino in fondo la dimensione della notizia. E per l’emozione, immagino, riesco a scolpire il momento nella mia memoria a lungo termine.
Ricordi precedenti forse ce ne sono, ma sono più sensazioni, odori, colori confusi che ricordi veri e propri. Mia madre che mi infila le calze, la sabbia calda di Forte dei Marmi, il verde di un prato ad Oulx, il profumo di una stalla di montagna lungo un sentiero di ciottoli, il sedile posteriore di una Fiat 500 su cui salto con mio fratello (cintura di sicurezza neanche a parlarne), una bicicletta rossa appena regalata, io che con quella bicicletta mi infilo in un fitto di alberi perché non so fermarmi. Io sulla aia assolata che imparo a pedalare senza rotelle, mio fratello che piange perché la giostra della fiera del paese ha chiuso all’ora di pranzo... 
Ora mia figlia ha sei anni. A rigore non ricorderà nulla di quello che le è successo fino ad oggi. Delle centinaia di cose che abbiamo fatto assieme: le nostre vacanze al mare ed in montagna, le passeggiate a cavallo o nello zaino, le nuotate assieme nel mare di Sardegna, le gite, la nostra auto (Isotta) e la moto (Pimpa). I film che abbiamo visto al cinema, i ristoranti, gli zoo…
Alcuni dei momenti più belli della nostra vita, che al momento si ricorda senza difficoltà, ma che ad un certo punto andranno inevitabilmente perduti. E con essi i ricordi di questo padre così presente e di questa famiglia così unita. 
La guardo e mi domando: "quando dimenticherà?" come se potesse accadere all’improvviso, quasi per rito iniziatico del crescere.
Certo, so bene che tutto quanto ha vissuto, anche se dimenticato, influenzerà per sempre la persona che diventerà, spero in meglio. Ma proprio mi dispiace che dimentichi i singoli fatti.

Per fortuna, dove non arriva la natura arriva la tecnologia. Se la nostra mente, per qualche bizzarro motivo, non ha abbastanza spazio per archiviare tutti i bei ricordi, qualcuno ha rimediato inventando uno straordinario apparecchio che registra i momenti e li rievoca a piacere. Di quale diavoleria sto parlando? Di quelle semplici telecamere digitali che vendono al centro commerciale per meno di 399 euro.
Così di sera, quando gli altri sono già a letto, scarico le immagini dalla telecamera e le metto in fila sul mio Mac, ordinandole con programmi come iMovie per realizzare film tecnicamente un po’ sotto Stanley Kubrick ma un po’ meglio di Martin Scorsese. Film che Carolina ama guardare ora ma che, credo, adorerà domani. 
Chi di noi non vorrebbe rivedere la propria vita di bambino al posto del film di Rai Uno?