I met a girl and we ran away
I swore I'd make her happy every day
And how I made her cry
Two faces have I
ho conosciuto una ragazza e siamo scappati assieme
ho giurato di farla felice ogni giorno
e quanto l’ho fatta piangere...
La parola più equivocata di tutto il vocabolario è di certo “amore”. La usa l’innamorato per esprimere il suo sentimento alla compagna (compagno), per significarle che le vuole donare cose belle: la felicità e tutto se stesso. Ma non è vero: l’innamorato non vuole dare niente, quello che vuole è in realtà ricevere. Vuole ricevere amore, fedeltà, passione, sesso... vuole ricevere le attenzioni dell’altro, il respiro dell’altro fino a possederlo in esclusiva.
Se non riceve tutte in continuazione queste cose, o se crede di non riceverle, quello che l’innamorato effettivamente da è rabbia, litigi, frustrazione, lacrime, gelosia...
Questo non è amore. È passione, è desiderio, è una tempesta ormonale: è ghermire, accoppiarsi, inseminare, riprodursi ma non è amare.
Amore è quello che prova il genitore per il figlio. Non è un contratto, non è negoziato, non è uno scambio. Il genitore ama il figlio completamente, totalmente, con tutta la propria vita, che per lui darebbe, e solo perché esiste ed è suo figlio. Qualsiasi cosa un figlio possa fare o dire, in qualsiasi modo possa ferire o rinnegare, un genitore non può fare a meno di amarlo. Questo è dare amore.
Una madre che da la vita per il figlio è un atto di amore, un fidanzato che accoltella la fidanzata perché lei non lo vuole più non lo è.
Purtroppo non nasciamo con l'amore dentro, già pronto, ma abbiamo la necessità che qualcuno ce lo insegni. Chi non ha mai ricevuto amore non ha imparato a darne. I bambini che hanno sofferto durante l'infanzia di mancanza di amore (o peggio) sono a rischio di far soffrire a loro volta i loro figli, in una spirale maledetta (che per fortuna talvolta prevede una redenzione). I figli di coppie separate hanno più difficoltà a realizzare un matrimonio stabile che i figli di coppie felici e fedeli.
La passione passa. L’amore no.
Non voglio dire che l’uomo e la donna non si possano amare, anzi. Innanzi tutto anche la passione è un sentimento straordinario, specie se gestito da un minimo di intelligenza. Anche sentimenti instabili e rischiosi come la passione e il desiderio possono trasformarsi (non senza lavorarci su) in qualche cosa di più solido che si può definire “amore”.
Ho visto vedovi e vedove inconsolabili. Però di solito si consolano.
Ho visto cuori spezzati cristallizzati nel rimpiangere il primo amore, il Grande Amore, fino a quando magari nella vita non lo reincontrano e si sentono un po’ delusi, da quello che alla fine è solo un essere umano.
Ho visto innamorati amarsi senza limiti. E poi odiarsi senza limiti (divorziando).
L’innamoramento è una esperienza magica, il matrimonio può essere una cosa bellissima, l’amore per il prossimo è un sentimento che ci realizza, l’amore per Dio è un sentimento superiore. È bello nutrire amore per la montagna, per la musica, per la moto, per il teatro, per il cinema... ma non possiamo chiamare tutte queste cose con lo stesso nome; usiamo qualche termine più appropriato o inventiamoci qualche neologismo:
“affetto, bene, attaccamento, amicizia, tenerezza, calore, dolcezza, attenzione, cura, presenza, vicinanza, attrazione, desiderio, passione, innamoramento, predilezione, aspirazione, interesse, devozione, ardore, trasporto, adorazione, brama, carità, generosità, solidarietà, benevolenza...”
(pubblicato per la prima volta il 25 dicembre 2006)