C'è questa parola che mi piace, ed è TAO. So che
Tao in cinese significa
sentiero e che è un concetto della filosofia buddista ma io non conosco il buddismo perché sono poco attratto dalle religioni, per cui posso solo raccontare cosa la parola Tao significhi per me. Io vedo il Tao come una corrente, oppure come un puzzle da comporre. Quando una persona
segue la propria corrente è coerente con il proprio
Tao ed è inserita al proprio posto nel
puzzle dell'Universo. Seguire il proprio Tao significa realizzarsi e dunque raggiungere la felicità. È come quando ti accarezzano i capelli (o il pelo, se sei un cane).
Molti non seguono il proprio Tao perché non lo conoscono, cioè non si conoscono. Importano modelli dall'esterno, dalla società, dalla TV, da una persona forte che li circonda (il padre che vuole per te il posto in banca, la madre da cui non ti rendi indipendente, un amico da imitare…) e non stanno a guardarsi dentro.
Quando ero adolescente c'era quelli che dicevano:
"scopri chi sei". Era una frase che mi faceva incazzare: cosa significava mai chi sono? Io ero io, facevo le cose che andavano fatte, seguivo le mode, mi mettevo le scarpe a punta e gli occhiali rayban e mi lasciavo crescere i capelli, seguivo gli amici, non capivo cosa significasse quel mantra. A guardarmi indietro, quelli del Liceo sono stati gli anni più confusi della mia vita. Anni in cui non sapevo appunto chi fossi, in cui non avevo una identità. Mi muovevo a caso ed ero obbligato a studiare nozioni inutili insegnate da chi nella vita non aveva mai fatto altro che quello.
Ho iniziato a
trovare me stesso subito dopo, all'Università, vivendo fuori casa, fuori dalla famiglia, assieme ad altri amici, studiando quello che mi piaceva studiare e scoprendo me stesso attraverso le cose che mi piacciono: scrivere, ascoltare la musica, guardare le cose belle, che siano dipinti, case, paesaggi o belle ragazze. Ho scoperto
l'amore, per esempio, e quello sicuramente era coerente con il mio Tao.
Non che trovare il proprio posto nell'Universo diventi cosa facile se solo ti conosci. Per esempio l'amore può tradirti e tu non puoi farci niente. Puoi perdere il lavoro, può morirti una persona cara, insomma, viaggiare lungo il proprio Tao non è una cosa automatica. Un ostacolo che allontana le persone dal proprio sentiero è immaginare la propria realizzazione come un traguardo. Questo è un concetto molto
cristiano: subisci una vita di soprusi e di ingiustizie, ma tu più ne prendi più sei contento, senza volerne a chi abusa di te e a chi ti impedisce di essere felice e senza ribellarti alle regole che ti costruiscono attorno una gabbia, perché il premio è nel posto dove sei diretto. Che non è neppure in questa vita: è oltre, il paradiso del puro, dove gli ultimi saranno i primi, il riposo del guerriero. È facile vendere una cosa che non esiste, più difficile è comprarla: non conosco tanta gente che aspetta impaziente il momento di trapassare a "miglior" vita.
No, la felicità non sta nel traguardo né in un'obbiettivo,
la felicità è nel sentiero, nel cammino, è lungo
ogni passo della strada. La felicità è vivere giorno dopo giorno, non una settimana all'anno nella destinazione di un volo charter.
Non che il sentiero sia tracciato con chiarezza, così come non sempre noi vogliamo assecondare la corrente che ci trascina lungo la via, ma per qualche motivo ci ostiniamo a nuotare controcorrente con infelicità.
Se mi consentite di continuare ad utilizzare per metafora parole che non conosco veramente, il nostro timone per seguire il sentiero è il nostro carattere, il nostro
yin ed il nostro
yang. Lasciarsi sopraffare dall'una o dall'altra emozione, da tentazioni sbagliate, dall'odio, dal rancore, dall'orgoglio, dal desiderio incontrollato (i nonni ne avevano stilato un elenco:
accidia, ira, superbia, avarizia, invidia, lussuria), gira il nostro timone troppo a destra o sinistra e ci porta dove non vorremmo, lungo strade che non sono le nostre. Scrivevo nel racconto
"Il Ratto Baratto" (caspita, mi autocito!): Come si può sapere quale parte del corpo ha espresso il desiderio? È molto semplice: se vi capita di avere l’acquolina in bocca, allora è stata lo stomaco. Se vi sentite un prurito sul cuore, allora è stata l’anima… per il futuro non scordatevene, perché è un buon modo di sapere se state facendo la cosa giusta.
A volte credo di essere sulla strada giusta, a volte mi domando se non l'abbia persa. Ora vivo in campagna, l'ho sempre desiderato e ne sono felice. Credo di essermi sempre immaginato vivere in una casa colonica, con una moglie che amo, due bimbi, qualche animale ed una
giardinetta (è il modo con cui una volta si chiamavano le station wagon, ai tempi di quelle americane con il legno sulle portiere). In campagna ci abito, di animali ho
Jack (che più animale di lui...), la bimba è meravigliosa, amare ho amato e sono stato amato, ma ho sbagliato spesso e ora mi ritrovo solo. Ogni tanto credo di innamorarmi ma invece…
"era un calesse". Amo la musica, amo scrivere e credo di avere abbastanza materiale da poter realizzare anche quello, amo muovermi in moto. La solitudine quella non mi appartiene, ma insomma si vede che il mio cammino sta attraversando quella regione. Spero si intrecci presto con un altro sentiero.
Paths that cross…
Addendum: Queste parole, un po' solitarie, le scrivevo nella primavera di 6 anni fa, quando, senza saperlo, ero alla vigilia di un grande cambiamento. Due grandi amori dopo, e dopo tanti avvenimenti, soprattutto felici quando non addirittura straordinari, mi ritrovo da capo. A cercare il mio TAO. Forse quello che non avevo capito è che
il cammino si percorre in due, non da soli, e per farlo è necessario prestare ascolto anche alle esigenze ed ai bisogni dell'altro, del compagno.
It takes one for the running
but two for the road
si scappa da soli
ma la strada si percorre in due