mercoledì 8 agosto 2018

la bustina dei Minerva (FaceBook)


FaceBook è un mezzo per comunicare, che ogni persona usa a modo suo, come del resto avviene per qualsiasi altro strumento: il telefono, la posta, i messaggi… Persino le cose che si raccontano al bar (dove ancora esiste il bar).
Io, FaceBook lo uso come Blue. Blue Bottazzi è un nom de plume, un alias di me stesso, lo scrittore di nicchia. Ho sempre comunicato scrivendo. Avevo un personal computer da prima che qualcuno di voi nascesse e mi sono collegato alla rete da prima di internet (“ma papà, quando tu sei nato non c’era internet?).
Prima ancora, pigiavo i tasti di una macchina per scrivere Olivetti per inviare i miei articoli al Mucchio Selvaggio su fogli di carta in formato A4. Poi è arrivato internet, i siti web, ed infine i blog. BEAT arrivava a 27.000 contatti al mese. Poi, molto rapidamente rispetto alle evoluzioni del passato, le persone hanno smesso di leggere le riviste. In breve è toccato ai blog andare in crisi e lo stesso FaceBook ha le ore contate: i ragazzi pubblicano filmati senza parole su Instagram. Stiamo tornando agli ideogrammi.

FaceBook ognuno lo usa a modo suo, a seconda di come lo vive, delle proprie esigenze, della propria cultura, del proprio carattere, delle proprie motivazioni. A seconda di quello che ha da dire e di come è capace di dirlo. Io l’ho usato a lungo per mantenermi in contatto con il pubblico del rock e, lo confesso, per pubblicizzare i miei libri - fino a saturare la mia nicchia di lettori (però la seconda edizione la potreste acquistare!).

Ora mi capita di pubblicare post come pensieri su un blocco d’appunti. Gli appunti sui Minerva, se non fosse che non fumo e che non sono Umberto Eco. Pensieri volanti sui miei sentimenti, sulle mie emozioni, sull’amore e sul dolore. Non scrivo mai di politica (perché è un argomento caduco e deperibile, e anche perché non capireste) né di sport (di cui al massimo leggevo le cronache di Giovannino Brera).
Non leggo praticamente niente di quello che pubblicate voi: non vado oltre le pagine di un paio di persone, e mi stanco anche di quelle con gli occhi belli.
C’è chi pensa che io mi esponga mettendo in piazza argomenti personali, ed in effetti mi disturba il meccanismo dei commenti, capaci di banalizzare qualsiasi pensiero. Scriveva qualcuno (era Calvino o Piero Chiara? Non sono sicuro di ricordare) che scriviamo per farci trovare. Sto scrivendo (forse) un libro non rock. Ormai ho capito che i tempi sono cambiati e che non troverò un editore, e che quel libro lo leggeremo in tre (compreso me, l’autore). Si intitola Blue Motel (naturalmente), è nato come una cosa leggera, ma di questi giorni la mia anima trabocca di amarezza, di delusione, di dolore, al punto che non so immaginare cosa ne salterà fuori. Probabilmente finirà nel cestino virtuale del desktop.
Non mi è successo niente di troppo originale, ma forse un po' sì. Pochi mesi fa mi sono sposato per amore, credevo quello vero, quello definitivo che ho inseguito per tutta la mia romantica vita, ma la compagna che ha fatto la scelta di essere mia, e di rispondere "sì" alla fatidica domanda, si era sbagliata. Alla prima difficoltà ha scoperto che non se la sente, o che non è capace, di fare la moglie (e di affrontare la buona e la cattiva sorte). Se ne è andata con lo stesso spirito di chi ha scelto le vacanze in montagna, ma poi cambia idea e decide piuttosto per il mare.
L’amore è l’esperienza in Terra che più si avvicina al Paradiso; ma anche all'Inferno.
Dovrei tenere questi pensieri per me o dissimularli in metafora per il libro, ma poi l’amarezza tracima dai post, e c’è chi mi rimprovera di non nascondere le ferite, di espormi alle chiacchiere delle comari. C’è molto bigottismo sociale sui sentimenti. Si celebrano i matrimoni, i battesimi e si porgono le condoglianze ai funerali, ma in generale la gente ritiene sia conveniente nascondere le proprie emozioni dietro un muro di cinismo e di ipocrisia. Quando si parla d’amore, le persone sanno sempre trovare una parola cattiva. Perché hanno il cuore amaro. La gente è cinica e disillusa; ti scoraggia dall’amare perché si consola a pensarti arreso e sconfitto come loro.
“Ti verranno a chiedere del nostro amore”: quando racconterai del tuo dolore, ti risponderanno quanto sei stato fortunato a liberarti di un amore inutile e di una persona detestabile. Quando ti lamenterai della solitudine, la gente te ne vanterà i vantaggi. Ma la verità è che le persone non sono fatte per stare sole. A dispetto di qualsiasi argomento possa portare, chi accetta la solitudine la subisce, con infelicità e rassegnazione.

Ho sempre creduto nel coraggio, e tenuto in spregio slealtà e viltà. Ho sempre pensato che sia un diritto della persona adulta avere il coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni. Il diritto di non dover mentire né fingere. Fuggo chi, alla resa dei conti, si nasconde sotto la pietra e ti morde con il veleno della vipera. Chi si fa pecora con i lupi, e crudele con chi chiede aiuto. Chi si professa dalla tua parte e al momento del bisogno ti tradisce.

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