mercoledì 17 febbraio 2010

il turista sciatore


“in questi luoghi pieni di bellezza spirituale
chi ha fede prega
chi non ce l’ha contempla
chi è deficiente scrive il proprio nome” (*)

Premesso che se uno è un coglione in città lo è anche in montagna... e che scio da quando avevo 11 anni...

L’alpinista è silenzioso. Guarda la montagna senza parlare, e quando parla lo fa di argomenti tecnici: una vetta, una parete, un passaggio.
Andare per rifugi, ghiacciai, vette o anche sentieri ci trasporta in un altro “luogo” della nostra persona, e cancella, per il tempo che passiamo in quota, l’eco della nostra vita quotidiana. Credo che in questo stia il fascino della montagna e il benessere che ci dona.

Lo sciatore parla, in continuazione. Sghignazza, schiamazza, racconta a non finire di sè, sugli impianti di risalita e nelle baite, dei propri sci, della propria auto, del proprio lavoro.
Il fatto che la pista si trovi in montagna è incidentale, lo sciatore ci trasporta la propria vita, deturpando la montagna, perché cerca di renderla simile alla propria città, dai ristoranti dove mangia alle discoteche dove balla.
Ho visto paesi di montagna che potrebbero essere un quartiere di Milano, e tangenziali che proiettano dall'autostrada all'impianto di risalita.
Ho visto un posto allucinante: una baita lungo una pista da sci, con musica “disco” all’aperto e idioti che ballavano sui tavoli. Il gestore ha scritto: questo rifugio è come una film dei Vanzina. Verissimo: solo che lui non lo dice come una critica.
Purtroppo gli sciatori si fanno anche derubare volentieri, e per questo chi vive in montagna non ha difficoltà a vendere la propria identità e a rovinare il proprio ambiente.

Per carità, non c’è niente di male nello sciare, anzi, mia figlia si diverte come mi divertivo io. Però, il turista sciatore, che pena...

giovedì 11 febbraio 2010

XI Febbraio


Vi siete mai domandati perché in ogni città italiana una via del centro si chiama via (o corso, o piazza) “XX Settembre”?
Siamo così abituati fin da piccoli a vie con un nome di data che non ci facciamo nessun caso, ma abbiamo un’idea del perché queste date siano state immortalate in una strada e portate fino a noi?

I Maggio: questa la sappiamo tutti, perché il Primo Maggio è festa e se le date combinano e il tempo aiuta si fa il ponte al mare. Il 1 Maggio è la Festa del Lavoro, dalla grande manifestazione che si tenne il 1 Maggio 1866 a Chicago nel giorno in cui in Illinois fu introdotta la giornata lavorativa di otto ore: “otto ore per lavorare, otto per svagarsi, otto per dormire”.

XXIV Maggio: l’Italia dichiara guerra all’Austria Ungheria, 1915 (la Grande Guerra, la più sanguinosa). C’è la via, ma vivaddio non si festeggia.

X Giugno: nel 1946 Pietro Nenni proclama la Repubblica Italiana. (In seguito, il 10 Giugno 1968 la nazionale italiana di calcio vince il suo unico campionato europeo di calcio, ma la via esisteva già).

XX Settembre: Breccia di Porta Pia, 1870. I bersaglieri entrano in Roma, completando l’unificazione d’Italia e ponendo fine al millenario potere temporale della Chiesa. Non si festeggia. Forse perché in Vaticano non è festa?

IV Novembre: fine della Prima Guerra Mondiale, 1918 (armistizio austriaco). Non c’è da stupirsi invece che non esistano vie 8 Settembre.

È raro, ma in certi piccoli paeselli la strada che porta alla chiesa prende il nome di XI Febbraio. Che data misteriosa è mai questa? La data dei Patti Lateranensi, quando il Duce, per assicurarsi l'appoggio della chiesa cattolica vendette la laicità dello Stato Italiano, vanificando di fatto il XX settembre. Non l'avesse fatto lui lo farebbero di questi tempi.