sabato 12 dicembre 2009

in concerto


Stento a togliere Soft Machine Fourth dallo stereo dell'auto mentre imbocco l'autostrada A21 per raggiungere l'appuntamento con il concerto di Peter Hamill di questa sera. Elton Dean, Hugh Hopper, Mike Ratledge e Robert Wyatt ci stanno dando dentro ed è un peccato interromperli. Ma devo ripassare: non mi sento abbastanza preparato e mi sono registrato un CD con i pezzi che Peter Hammill ha suonato un paio di sera fa a Roma secondo la scaletta gentilmente inviatami dall'ottimo Simone Cavatorta.
Mi sento un po' stanco: ieri sera ho assistito al concerto di un buon gruppo amatoriale di Lodi, che si è esibito in un locale credo dell'Alabama con chili obbligatorio (nel senso che per vederli bisognava mangiare…), e alla mia età i tempi di recupero cominciano ad essere lunghetti. Per fortuna non ho bevuto molto a causa della inquietante presenza di un paio di carabinieri di ronda che si annoiavano facendo avanti ed indietro lungo una deserta statale padana, e non avrei voluto far loro da diversivo. Si sa che in questo folle mondo fuori controllo bere due bicchieri è ormai omologato allo stupro. La band era quella dei Big Sur, bravi a eseguire cover di una lontana west coast anche se con un repertorio poco coraggioso (con un chitarrista solista così dovrebbero suonare i Grateful Dead non gli Eagles). E poi ieri sera erano orfani della cantante Elisa, il che rendeva lo show un po' come ascoltare i Big Brothers senza Janis Joplin…
Questa sera sono diretto a Seriate, nome che mi incute un po' di timore. L'atavico timore di essere assalito dagli Unni all'autogrill. Ed in effetti a quest'ora della sera la periferia moderna attorno al teatro Gavazzeni ha affinità con quella in viveva l'Alex di Arancia Meccanica.
Ma nel teatro è un'altra musica. Arrivo con molto anticipo perché non ho il biglietto (come se si fosse mai sentito un sold out di Peter Hammill). Il pubblico è per la gran parte composto di pacifici ragazzi degli anni sessanta (e cinquanta). Ce n'è uno in tenuta da bancario, non avrà avuto il tempo di passare a casa a cambiarsi. Due cinquantenni eleganti si sono ritrovati qui per una botta di vita: uno ha visto altre volte Hammill in concerto, il suo amico ha invece un vago ricordo dei vinili dei Van Der Graaf. Qualcuno è l'attuale evoluzione di un liceale in eskimo degli anni settanta, con i capelli brizzolati ancora più sul lungo che corto. Bellissime le loro compagne, ancora le stesse dell'epoca, con i capelli argentati e la borsa indiana. Mi sento a mio agio. C'è anche qualche rocker un po' più giovane con maglietta con le scritte e capelli raccolti in coda di cavallo. Qualcuno ha portato la fidanzata giovane e la rassicura: "ma che musica fa?" "vedrai, ti piacerà". Di fianco a me qualche cosa di affine ad una giornalista è molto profumata, ma non è patchouli. Errore. Qualcuno si è dato appuntamento da mezza Italia e si abbraccia commosso. Io sono solo perché il mio socio Camillo mi ha dato buca all'ultima momento. Ma lui non ha dischi di Peter Hammill in casa.
Si intuisce che dietro alle apparenze siamo tutti emozionati. Sappiamo che stiamo per assistere ad un rito, non fosse che per l'importanza che ha avuto la voce di Peter Hammill nella nostra vita. E non sono pochi ad essere convinti che PH sia uno dei geni della musica del nostro secolo.
Negli ultimi minuti non si parla più, siamo tutti seduti in silenzio sulle nostre poltroncine di velluto rosso ad aspettare che lo sciamano arrivi. Sul palco una luce bianca illumina un pianoforte a coda, una chitarra acustica ed un leggio.
Quando entra, all'improvviso, ha davvero qualche cosa di non terreno, Peter, sottile, leggero, in abito di lino azzurro, con un sorriso gentile ed una chioma candida. Ma il concerto lo racconto altrove.

3 commenti:

Dom Brioschi ha detto...

ancora zero commenti?
vabbè, comincio io.
Per Soft Machine 6 ai tempi ho dovuto cambiare 3 puntine al giradischi da tanto l'ho ascoltato
All'epoca sfegatavo per i Colosseum di John Heisman, forse uno dei più grandi live show, e per Frank Zappa (che ancora adesso la fa da padrone nel mio i-pod), che vidi solo a una volta a Milano con dei pazzi che tiravano le siringhe usate sul palco.
Peter Hammill non l'ho mai trovato eccezionale, avevo visto in concerto i VDG al Nautilus di Cardano al Campo (VA) ma non mi avevano impressionato più di tanto. Facci sapere del concerto, cribbio!

Blue ha detto...

per PH basta seguire il link ("...ma il concerto lo racconto altrove...") in fondo al post e ti troverai su BB BEAT alla recensione del concerto...

:-)

Dom Brioschi ha detto...

ok, in quel momento non si visualizzava il link, ho visto e a questo punto se devo convertirmi occorre cercare dei CD di Hammill
ciao
Dom