mercoledì 22 ottobre 2008

Dieci anni


"Quando avevo diecianni
non avevo mai affanni
e credevo che il tempo
per me fosse eterno
e lo fosse per te.
Ora so chi mi chiama
sento quella campana
che parla di te"


Massimo Bubola

sabato 11 ottobre 2008

L'Isola che non c'è


C’è. L’Isola che non c’è. Per esserci c’è. Solo che non è facile trovarla, neanche se si sa dov’è. Perché le coordinate puntano allo spazio e al tempo. Cioè, l’isola è in un certo posto, ma anche in un certo momento. Se arrivi al posto giusto ma nel momento sbagliato, non c’è niente da fare, l’isola non la trovi.
Lo so perché ci sono stato. All’Isola che non c’è.
Per esempio, tanti anni fa, con il primo amore. Io avevo appena finito il Corso Allievi Ufficiali medici di complemento a Costa San Giorgio a Firenze... (sembra assurdo, ma a ripensarci oggi persino il Corso AUC a Costa San Giorgio, sul Giardino dei Boboli e a 25 anni era l’Isola che non c’è).
Comunque non è quello che volevo raccontare: dicevo, ho appena finito i settanta giorni di Corso, è Natale e ho 15 giorni di licenza prima di prendere incarico come sottotenente medico nella mia caserma (che poi era il distretto militare a Pagano, Milano, negli anni ottanta: mica male). Ho questa nuova fidanzata, giovane e dolce, non sapevo ancora che sarebbe stata il Primo Amore, ed io la sto raggiungendo in auto per passare assieme i quindici giorni. È nevicato parecchio, c’è neve letteralmente dappertutto, ma ora il sole splende nell’aria frizzante del mattino; io oltrepasso questo piccole ponte innevato e di fronte a me appare questa casetta, un cagnetto nero che mi corre incontro (Lucky) e sugli scalini è seduta lei, sorridente, che mi aspetta.
Neanche Francis Ford Coppola l’ha mai girata una scena così.
Quella era l’Isola che non c’è. Ci sono tornato a quella casa, tante volte negli anni, ma l’isola non c’è più.

E ancora, sempre neve, una bufera di neve in autostrada e noi due che cerchiamo di arrivare a Milano. Per la neve esco a Casalpusterlengo (che il casello veramente è quasi a San Colombano) e, in mezzo a tutti questi fiocchi di neve che scendono fitti fitti dal cielo, per qualche motivo mi dirigo invece verso Pavia. Pavia sotto la neve, o nella nebbia, è molto romantica. Sia sul lungo Ticino, come nella darsena del Naviglio o nella piazza del centro dove è crollata la torre. E così, completamente di sorpresa, senza programmarlo, eccoci a rincorrerci infreddoliti nel centro imbiancato di Pavia, giovani e felici. Eravamo approdati all’Isola che non c’è.

Non che l’Isola si trovi solo con l’Amore. Ricordo che mi piaceva scoprire in bibicletta il basso lodigiano, lungo i suoi tanti corsi d’acqua, e c’erano volte in cui era davvero magico. Magico era stato scoprire Pizzighettone, lungo l’Adda, con i suoi ponti sul fiume, le cascate, le case matte, i lampioni del borgo vecchio, il villaggio operaio. Anche li avevo intercettato l’Isola.

(Anche la mia Carolina di cinque anni sa accompagnare all’Isola che non c’è, non c’è che da tenerla per mano).

Ma “spazio-tempo”: questa sera non ero ancora sazio dei chilometri macinati in questa giornata di sole sulla Guzzi Stelvio bianca (che infatti si chiama Bianca-Neve). Così all’ora del tramonto mi sono presentato, un po’ mogio, davanti al Ponte di Pizzighettone. Molto bello, come sempre, ma l’isola non c’era.

martedì 7 ottobre 2008

donne #1


Ho rivisto il film Anything Else di Woody Allen (è quello con Cristina Ricci). È la più corrosiva satira che maschio abbia rivolto alla Donna. Sarà per questo che mi è piaciuto così tanto?

"Ti ho tradito, ma solo a scopo terapeutico. In fondo l'ho fatto per te, volevo sapere se riuscivo ancora ad avere orgasmi multipli"

"Sono cotta di te da quando ci siamo conosciuti. Non l'hai capito da come ti ignoravo?"

Ma come sempre la vita supera la finzione. Che ne dite di:

"Ti ho tradito ma è colpa tua"

"Ti ho tradito per farti ingelosire"

"Non capisci che sono stata con lui perché amo te?"

venerdì 3 ottobre 2008

La felicità è la strada #1


Viene buio presto ormai. Oggi poi pioviggina anche, per cui c'è ancora più buio...
Mi stringo nella giacca di velluto mentre passeggio sul marciapiede lucido; poca gente, qualche ombrello, vetrine illuminate poco convinte. Ecco il portone di casa. Non ho voglia di rientrare. Penso che questo è un "momento". Un momento che sto vivendo.
"La felicità è la strada" è quella frase che mi piace tanto; non significa forse che non è tanto dove arriviamo quello che conta, ma la strada che percorriamo per arrivarci? In altre parole, della vita va vissuto e goduto ogni momento, perché li sta la felicità. Decisamente meglio che soffrire per tutto il percorso sperando in chissà quale ricompensa divina...

Dunque, questo è un momento, anche piuttosto cinematografico direi. Potrei entrare in un bar, farmi servire un aperitivo e guardare le persone, proprio come se stessi guardando un film. Ma non ne ho proprio voglia. E non mi sento affatto felice. Guardo le finestre di casa, illuminate. Mi fermo a scrutarle, non so neanch'io perché. È come se mi aspettassi di vedere dietro le tende le ombre della mia famiglia felice, me compreso, fare qualche cosa di molto casalingo, di molto cinematografico. Ma io sono qui, e comunque le tende non fanno trasparire nulla. Mi giro a guardare la vetrina di una libreria; non sono sicuro di guardare qualche cosa in effetti. Probabilmente sto solo prendendo tempo. Perdendo tempo. Philip Roth... una copertina molto moderna... ma non era uno scrittore mitteleuropeo, roba di un secolo fa? Roth... Arlen Roth. No, quello è un chitarrista, raffinato, quello di The Kids On The Block. Newyorchese, forse. O forse no.
Ah ecco, si chiamava Joseph Roth, La cripta dei cappuccini. Bellissimo romanzo, romantico, decadente, proprio qualche cosa di adatto al mio stato d'animo attuale.
Fa freddo ed è inutile che continui a stare qui fuori a perdere tempo. Tanto non ci vado a bere un aperitivo. Entro nel portone. Entro in casa. La voce di mia figlia che mi chiama, felice. Mi butta le braccia al collo.

"Ciao ciccia, ti va una pizza o un Mc Donalds?"
"No voglio mangiare in casa"
"Che c'è di buono?"
"La mamma ha fatto il minestrone"
"Allora mi sa che ci vado davvero a mangiare una pizza"